Giusto il tempo di tirare un sospiro che la sorpresa arriva dove non l’aspetti: le liberalizzazioni si faranno ma dando nell’occhio il meno possibile
Che si metterà mano alla materia delle professioni lo assicura il sottosegretario all’economia Luigi Casero. Intervenuto ieri all’università Bocconi di Milano insieme a Pierluigi Bersani, Casero ha fatto il punto della situazione dopo lo stralcio dalla manovra finanziaria del paragrafo dedicato alle «liberalizzazioni e sviluppo» deciso dal Consiglio dei ministri. Chi ha pensato che la partita fosse chiusa dovrà ricredersi. E il cambio di strategia del governo potrebbe essere ancora più insidioso. Nella bozza scritta da Tremonti e «scomparsa» dalla manovra il 30 giugno scorso, per esempio, alcune categorie restavano fuori dalla riforma. Ora architetti, notai, ingegneri, farmacisti e autotrasportatori non rimarranno più indenni. Confermati i punti qualificanti del provvedimento: il divieto delle tariffe fisse o minime, l’abolizione dell’esame di Stato per avvocati e commercialisti e l’abilitazione a svolgere libera attività (si veda ltaliaOggi dell’1/7/2011). Tutte misure destinate a una nuova levata di scudi da parte degli ordini professionali. Proprio per questo il governo, pur lasciando invariata la sostanza della riforma, ha deciso di rivoluzionarne la forma. Casero ha confermato che si procederà con una bozza di legge delega, esaminata in sede di preconsiglio, che impegna il governo a varare entro un anno i decreti attuativi e in una versione più radicale di quella apparecchiata da Tremonti che punta ad aprire ogni mercato professionale alla competizione diretta e alla selezione del mercato. Come il ministro della Giustizia Angelino Alfano, anche Casero ha cercato di mettere le mani avanti assicurando l’intenzione del governo di dialogare con ordini e opposizione. «Chiederemo un aiuto anche all’Europa perché è ai modelli più avanzati e meno corporativi che dobbiamo guardare», sostiene Casero annunciando una «alta commissione» formata ma membri italiani ed esperti dell’Ocse e dell’Unione europea.
L’opposizione, per bocca del padre di tutte le guerre di liberalizzazione Bersani, si dice pronta a collaborare «purché le riforme siano vere».A dare manforte all’impulso di cambiamento alcuni studi presentati proprio ieri in università. Di fatto i dati presentati dalla Bocconi promuovono le lenzuolate del 2006 sul fronte della concorrenza. Avrebbero permesso alle nuove generazioni professionali di erodere parte delle rendite di posizione di quelle già presenti sul mercato e «protette» nel clima familistico tipicamente italiano. Un dato su tutti: la ricorrenza dei cognomi nelle professioni regolamentate dei medici, dei farmacisti e degli avvocati è quattro volte superiore a quella riscontrabile nella categoria generica dei lavoratori autonomi. Con una differenza: la rendita di posizione e l’accesso facilitato non sembrano migliorare la qualità del servizio. Anzi, tutti i valori della ricerca condotta su 11 professioni regolamentate indicano il contrario: le nuove generazioni, cullate dalle vecchie, hanno meno chance di sopravvivere al mercato.
Italia Oggi – 5 luglio 2011