Stretto tra i possibili declassamenti paventati un mese fa da Standard&Poor’s e ora da Moody’s, e il pressing della Lega sulla riforma fiscale, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si appresta a tracciare una road map che passa dalla contestuale approvazione a fine mese della manovra e del disegno di legge delega sul fisco.
Nel totale, si tratta di circa 45 miliardi, somma che comprende sia il rifinanziamento delle spese che scadono a fine giugno (tra cui le missioni militari) per 2,5 miliardi, l’analogo intervento sul 2012 e i 40 miliardi di correzione vera e propria del deficit per il biennio 2013-2014.
L’obiettivo – spiega il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero – è ottenere l’approvazione dell’intero pacchetto da parte del Parlamento prima della pausa estiva. Un mese, dunque, o poco più. Al disegno di legge delega sarà attribuito il rango di provvedimento collegato alla manovra, e dunque decreto e delega marceranno insieme. Operazione complessa, anche se è ipotizzabile fin d’ora che per centrare l’obiettivo il governo possa ricorrere al voto di fiducia sulla manovra. Non certo sulla legge delega, che ha altri percorsi di attuazione, demandati ai successivi decreti legislativi.
Se il governo riuscirà a condurre in porto la doppia operazione sul deficit e sulla delega fiscale, Tremonti potrà già presentare alle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin in programma a Bruxelles l’11 e 12 luglio l’intero pacchetto. Il sostegno della Commissione europea in questo momento è evidentemente di grande importanza per blindare il percorso di risanamento dei conti in direzione dell’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014.
Nel menù della manovra entreranno anche i costi della politica, secondo la linea tracciata dallo stesso Tremonti che ha invitato provocatoriamente ministri, membri del governo e in generale chi ricopre funzioni pubbliche a livello centrale e locale a usare meno aerei di stato e più voli di linea, meno auto di servizio e più auto private. La stima dei risparmi si aggira attorno a 1,5 miliardi in tre anni, non è certo una cifra risolutiva all’interno di una manovra di entità pari a quella in arrivo, e tuttavia un segnale.
Nella manovra entreranno i costi standard della sanità, che stando al percorso delineato dal relativo decreto legislativo produrranno risparmi tra i 4 e i 6 miliardi proprio a partire dal 2103. Misura sostenuta dagli altri interventi già in cantiere, dalla stretta sugli acquisti di beni e servizi anche da parte di Regioni ed enti locali ai farmaci, dal personale ai ricoveri.
Il passaggio dai tagli lineari imposti alle amministrazioni pubbliche (magna pars delle ultime manovre di aggiustamento) ai tagli selettivi e ai «costi standard» applicati anche alle spese dei ministeri, potrà consentire un risparmio valutato in oltre 5 miliardi. Il pubblico impiego potrebbe essere chiamato a una nuova stretta, attraverso il possibile, ulteriore congelamento degli stipendi, e la conferma del blocco del turn over. Quanto al possibile aumento a 65 anni dell’età pensionabile anche per le donne del settore privato (misura che la Lega ha già respinto al mittente), la riflessione in sede tecnica è tuttora in corso. Lo conferma lo stesso Casero, quando osserva che l’attuale sistema previdenziale «regge, ma sicuramente l’innalzamento della vita media porterà tutti i paesi europei a introdurre meccanismi di legame tra l’età media e quella pensionabile. Noi lo abbiamo già fatto, anche se nei prossimi mesi dovremo discuterne».
Si lavora a un allentamento del patto di stabilità interno per i comuni “virtuosi”, e al tempo stesso di prospetta – secondo i calcoli dell’Anci – un’ulteriore stretta per 2,1 miliardi.
ilsole24ore.com – 19 giugno 2011