«I piani di rientro, che derivano da Governi precedenti al nostro, si sono dimostrati uno strumento di grande successo», ha dichiarato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, intervenuto a Roma all’inaugurazione del Sanit, la manifestazione in programma fino a venerdì.
«Anche la Corte dei Conti – sottolinea Fazio – ha detto che grazie ai piani di rientro è stato risparmiato un miliardo e mezzo di euro in più del previsto, per merito del Lazio, ma non solo».
Per Fazio, «ciò ci deve far capire che giá questo è federalismo. Stiamo infatti mettendo a norma un meccanismo di manutenzione continua della sanitá» ha concluso.
In effetti la recente relazione della Corte dei conti sulla sanità contenuta nel «Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica» ha sottolineato un deficit 2010 in netto calo rispetto agli anni precedenti: 2,326 miliardi lo scorso anno contro i 3,252 miliardi del 2009. E il merito, sottolinea la Corte è dell’effetto dei piani di rientro che hanno decisamente ridotto la spesa nelle Regioni finora con i conti in rosso.
Certo, il Sud e il Lazio restano detentori di quasi tutto il deficit, ma i piani sembrano funzionare, mentre al contrario, anche se in misura non rilevante, aumenta il deficit di alcune Regioni del Nord che passano da 146 milioni di “rosso” del 2009 (di cui 106 della Liguria) ai circa 180 milioni 2010 (di cui 89 della Liguria). Ed è sempre il Lazio che, anche restando la regione con il risultato peggiore (-1.044 milioni), registra miglioramenti superiori alla media, sia dal lato dei costi che dei ricavi.
Ma se i piani rientro hanno funzionato a dovere, non sono bastati a contenere del tutto una spesa sanitaria che a quanto pare dovrà subire ulteriori rivisitazioni dalla prossima manovra economica estiva (VEDI).
La partita si gioca proprio sul federalismo e lo snodo cruciale saranno i costi standard, che dovrebbero garantire tra i 4 e i 5 miliardi di risparmi. Accompagnando il tutto con altri interventi già in cantiere: dalla stretta sull’acquisto di beni e servizi ai farmaci, dal personale ai ricoveri. Senza tralasciare l’impulso sempre più deciso che sarà dato in prospettiva alla sanità integrativa, verso la quale indirizzare spese di più già ora trascurate dal Ssn, a cominciare da odontoiatria e long term care.
Nella manovra che chiede la Ue, la spesa sanitaria farà la sua parte soprattutto quando i costi standard cominceranno a essere applicati. Questione di un anno e mezzo, ormai. Perché tutto avverrà al momento in cui a fine 2012 scadrà il «Patto» per la salute e nel 2013 partiranno i costi standard sanitari sulla base dei bilanci 2011 (quelli di quest’anno) di asl e ospedali, con tanto di benckhmark tra le 3 regioni migliori, o almeno di quelle scelte in una rosa di 5 con i governatori: una del nord (la Lombardia), una del centro (forse la Toscana), una del sud (oggi come oggi la Basilicata). Scelta anche politica, è chiaro, che servirà a ciascuna regione per aggiustare le medie e trovarsi il più possibile meno spiazzata all’atto del riparto dei fondi.
Intanto però la rigidità delle norme per contenere la spesa soprattutto nelle Regioni con i piani di rientro genera effetti collaterali. Come quello di un allungamento senza precedenti dei tempi di pagamento delle fatture ai fornitori.
Assobiomedica, l’associazione delle imprese biomedicali, ha rilanciato proprio oggi, in occasione della nomina del suo nuovo presidente, l’allarme (VEDI): a fine aprile vantava crediti insoluti per un totale di 5,35 miliardi e un ritardo medio di rimborso di 301 giorni: per risalire a un ritardo maggiore bisogna andare indietro a marzo del 2008. Nella classifica dei pagamenti bloccati, la Calabria vanta il record assoluto. Anzi, il record dei record di sempre: 912 giorni prima di pagare i fornitori, con un debito di 441,7 milioni, già di per sé consistente, ancora di più se rapportato al solo bilancio (3,5 miliardi) della sanità calabrese. Va da sé che la Calabria è in cattiva compagnia, anche se qualche lunghezza indietro: 795 giorni aspettano le imprese nel Molise, 765 in Campania (il massimo dal febbraio 2007), 403 nel Lazio. Va da sé che non a caso si tratta delle Regioni con la sanità commissariata: da sole sommano quasi la metà dell’intero debito verso le imprese di Assobiomedica.
«Condividiamo le preoccupazioni di Assobiomedica per i piani di rientro delle Regioni e per la logica dei tagli lineari. Questo è un approccio rozzo ai problemi della sanità», ha affermato Fazio intervenuto all’assemblea di Assobiomedica .
«La riduzione degli sprechi, e non il taglio lineare – ha precisato il ministro – è la strada che unisce Assobiomedica e il Governo. Siamo coscienti – ha aggiunto Fazio – di un ritardo nei pagamenti, frutto di un sistema non virtuoso tra bilanci regionali, liquidità e copertura dello Stato. Abbiamo criticità nel sistema dei prezzi dei dispositivi medici per colpa dei disservizi delle Regioni. Ma serve anche trasparenza da parte dei produttori nei listini dei prezzi, che non devono essere gonfiati. Non devono esserci rincari a sei zeri», ha concluso il ministro.
Quotidianosanita.it – 15 giugno 2011