Il deficit annunciato per il 2011, al netto delle manovre locali e con i piani di rientro attuali è previsto a quota -2,1 miliardi: senza piani di rientro esploderebbe fino a -22,8 miliardi.
La stima di un effetto “decuplicatore” del risparmio che i piani di rientro hanno sulla spesa sanitaria pubblica è contenuta nel rapporto Farmafactoring 2011 «Il sistema sanitario in controluce», presentato oggi a Roma e che che la Fondazione ha prodotto quest’anno in collaborazione con Cergas Bocconi e Fondazione Censis (un’ampia anticipazione e le analisi sono pubblicate su Il Sole-24 Ore Sanità n. 23/2011 in distribuzione questa settimana).
Il tema scelto fa riferimento alla spesa delle Regioni e alle regole del federalismo che il rapporto discute offrendo una serie di spunti e di riflessioni basata su analisi empiriche ottenute a partire da dati di spesa a livello regionale e di Asl, mai analizzati prima, provenienti dal Progetto Sissi (Simulazione della spesa sanitaria italiana) realizzato dalla Simg e dal Ceis Tor Vergata, sponsorizzato dalla Fondazione Farmafactoring e di cui Il Sole-24 Ore Sanità ha dato un’anticipazione esclusiva sui numeri 47/2010 e 14/2011.
In questo modo la Fondazione, tramite il progetto Sissi, intende avviare un dibattito pubblico impegnandosi nel tentativo di dare risposta a una serie di quesiti sulla sostenibilità finanziaria del sistema sanitario e sulla sua efficienza ed efficacia.
La disponibilità dei dati del progetto Sissi permette di effettuare le analisi individuando i costi di pazienti affetti da singole patologie e dalle relative comorbidità e proverà a spiegarne le cause a partire da 1) le diverse scelte regionali con riferimento alle modalità di erogazione delle prestazioni (mix dei livelli di assistenza) e 2) le diverse scelte regionali con riferimento alle modalità di governo della medicina generale (accordi, associazionismo, budget di Mmg ecc.). Inoltre, si analizzeranno i differenziali di costo tra i diversi contesti regionali a parità di alcune patologie di riferimento, cercando di interpretarne i risultati alla luce 1) della struttura organizzativa della Regione, 2) della tipologia di management che è presente in una Regione e 3) della presenza di piani di rientro. Questo tipo di analisi permette di capire che i costi sono proporzionali alla gravità/complessità/comorbilità dei pazienti/cittadini più che alla loro età.
I disavanzi
Nella tabella – speiga Vincenzo A tella, direttore scientifico Fondazione Farmafactoring e docente di Economia all’Università di Tor Vergata di Roma, vengono riportate le simulazioni della spesa sulla base di due scenari, uno “con” e uno “senza” gli effetti dei Piani di rientro. A sua volta, lo scenario con Piani rientro è stato ulteriormente specificato sulla base di due differenti ipotesi. La prima corregge le stime tendenziali sulla base degli effetti innescati dai Piani di rientro adottati a partire dal 2006 per il periodo 2007-2009, ipotizzando un effetto “annuncio” e, successivamente, un miglioramento della capacità delle Regioni di realizzare la razionalizzazione programmata fino al 2009 (effetto “di apprendimento”), dopo di che tale capacità rimane stazionaria. Nello scenario alternativo (definito “rinforzato”) si è ipotizzato che nel triennio 2010-2012 si registri un ulteriore accrescimento della capacità delle Regioni di conseguire la riduzione dei costi, come se l’effetto “di apprendimento” continuasse.
I risultati, spiega ancora Atella, mostrano come il processo di risanamento avviato nel settore abbia portato a dei risultati concreti, visto anche che la dinamica tendenziale della spesa (colonna “e”) indica che in assenza di correttivi l’esistenza di fattori strutturali porterebbe a una crescita della spesa molto sostenuta, profondamente incompatibile con i livelli di finanziamento. In termini di saldi di bilancio si può osservare che, anche nello scenario con Piani di rientro “rinforzati”, non si raggiunge il pareggio. Tuttavia, va chiarito che pesa da questo punto di vista il rallentamento della dinamica del finanziamento statale, anche per il mancato ri-finanziamento del fondo straordinario riservato alle Regioni che avevano aderito ai Piani di rientro per il 2007-2009.
Se da un lato questi risultati ci presentano un dato positivo, conclude Atella, dall’altro raccontano chiaramente che in futuro sarà necessario continuare a mantenere alta la guardia dal lato dei conti pubblici per la Sanità e che la partita non è ancora vinta. C’è molto da fare soprattutto nelle Regioni con piano di rientro che, sebbene riallineate in termini di trend, continuano ad avere costi unitari superiori alla media. I prossimi mesi saranno cruciali anche per quel che riguarda la possibilità di implementazione del decreto sui costi standard e il loro effetto sulle Regioni.
L’effetto dei piani di rientro
L’efficacia dei piani di rientro è indiscutibile, ma dall’analisi dell’offerta sanitaria incrociata coi dati di spesa eseguita per Farmafactoring dal Censis emergono due “effetti collaterali” delle manovre: le Regioni in piano di rientro hanno indicatori di offerta sanitaria quasi sempre inferiori a quelli delle altre e quindi i cittadini del primo gruppo di Regioni beneficiano oggi di un set di prestazioni sanitarie pro capite inferiore a quello delle altre Regioni. Si tratta in sostanza di Regioni in cui nel 2009 si produce e consuma meno Sanità che nel resto del Paese; il divario degli indicatori di offerta e di spesa tra Regioni in piano di rientro e altre Regioni all’inizio del periodo analizzato (2002) era all’opposto tutto a favore del primo aggregato (quelle oggi con piani di rientro), mentre nell’arco di tempo 2002-2009 il divario si è ridotto, fino a capovolgersi. La riduzione del divario è stata particolarmente intensa nel triennio più recente 2006-2009.
Gli esempi che il Censis fa sulla situazione nelle Regioni sotto piani di rientro riguardano alcuni indicatori. Uno è la soddisfazione dei cittadini rispetto ad alcune dimensioni dell’offerta sanitaria, come la comodità di orario per l’accesso alle Asl, le attese non oltre i 20 minuti presso queste, la soddisfazione per i servizi ospedalieri di assistenza medica, infermieristica e di igiene; nel 2002, fatto 100 il valore medio nazionale nelle Regioni in Piano di rientro, l’indice era pari a 76,5, vale a dire nettamente inferiore alla media della soddisfazione per il Ssn, mentre nelle Regioni senza piani di rientro risultava di 112,3; nel 2009 lo stesso indicatore ha addirittura un valore inferiore nelle Regioni in piano di rientro e un valore lievemente superiore nelle altre Regioni.
Sanita.ilsole24ore.com – 15 giugno 2011