Il danno biologico per stress da lavoro straordinario va liquidato non secondo equità, ma sulla base di valutazioni medico legali. Questo è il principio affermato dalla Cassazione con sentenza 5437/11
Il caso
Un autista di Milano conveniva in giudizio la società datrice, chiedendo il risarcimento del danno biologico per usura da stress psicofisico; del danno psichico da mobbing; del danno morale ed esistenziale; le somme derivanti dalla considerazione dello straordinario. Il Tribunale respingeva la domanda, mentre la Corte d’Appello accoglieva, seppure parzialmente, l’impugnazione del lavoratore, condannando così la ditta a pagargli un importo pari al 15% della retribuzione netta percepita per lavoro ordinario e straordinario. Accompagnare l’ispettore e presidiare le case sgomberate con straordinari e turni continui è lavoro usurante. Infatti, per i giudici l’uomo era stato effettivamente sottoposto nello svolgimento delle mansioni ad usura da stress psicofisico a causa dell’effettuazione di un numero rilevante e continuativo di ore di lavoro straordinario. Non solo. Le mansioni dell’autista consistevano sì nell’accompagnare l’ispettore nelle case sgomberate o da sgomberare, ma anche nel presidiare tali case affinché non fossero rioccupate dagli abusivi; conseguentemente, l’orario di lavoro si allungava a dismisura, con turni che a volte si sovrapponevano l’uno sull’altro. Pertanto, i giudici dell’appello riconoscevano l’esistenza di un danno biologico e procedevano alla relativa liquidazione secondo equità. La ditta ha fatto ricorso in Cassazione.
Per la Suprema Corte se la motivazione dei giudici di merito in ordine al carattere fortemente usurante sul piano psico-fisico del lavoro svolto dall’uomo è puntuale e completa, si ha danno biologico quando la lesione della integrità psico-fisica sia suscettibile di valutazione medico legale. Nel quantificarlo, il giudice non può limitarsi a richiamare il criterio dell’equità e ad individuare una somma, come è accaduto nel caso in esame: deve giungere alla determinazione mediante una valutazione medico legale. Ciò non significa che sia assolutamente necessaria una consulenza medico legale, potendo il giudice anche effettuare direttamente tale valutazione, a condizione che basi la sua scelta su di un parametro medico legale.
Lastampa.it – 31 maggio 2011