Le associazioni delle industrie farmaceutiche avevano stabilito l’esclusione di alberghi di lusso. Ma è stata giudicata una scelta contraria alla libera concorrenza
ROMA – I medici possono tornare nei 5 stelle. Il lasciapassare è firmato dall’Antitrust. In una comunicazione l’autorità garante della concorrenza di mercato ha dato infatti ragione al ministero del Turismo che, accogliendo le proteste degli albergatori, aveva contestato alcune norme dei codici deontologici di Farmindustria (l’associazione delle aziende farmaceutiche) e Assobiomedica (che riunisce i produttori di apparecchi e dispositivi sanitari). Per riportare lungo il binario dell’etica il settore congressuale (convegni, riunioni scientifiche, conferenze formative, work shop) i due testi di autodisciplina avevano tracciato alcuni confini. A cominciare appunto dal servizio alberghiero che doveva risultare «di classe non superiore a quattro stelle».
NON CI SAREBBE LIBERA CONCORRENZA – La discriminazione delle strutture era stata segnalata dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. E questa settimana l’Antitrust ha tratto le conclusioni: «Escludere dall’organizzazione di eventi i 5 stelle può produrre effetti distorsivi nella libera concorrenza». L’obiettivo dei due codici è stato quello di moralizzare un’attività che presta il fianco al conflitto di interessi. Stroncare un fenomeno diffuso negli anni precedenti. Medici invitati a manifestazioni scientifiche direttamente organizzate dalle aziende con attenzioni eccessive sul piano dell’ospitalità, spesso in periodi di alta stagione e nell’ambito di pacchetti fin troppo lussuosi. Anziché viaggi di lavoro con finalità scientifiche potevano essere scambiati per vacanze e occasioni di villeggiatura. Così Farmindustria e Assobiomedica erano intervenute con regole contestate a suo tempo dalle categorie colpite (medici e consulenti): voli in classe turistica (la business solo per trasferte intercontinentali), durata della trasferta ridotta all’essenziale, divieto di portare con sè un accompagnatore, pasti di costo contenuto, esclusione delle località a carattere prevalentemente turistico in certi periodi dell’anno ( no al mare dal 1 luglio-15 settembre, niente montagna dal 1 luglio al 31 agosto).
LE ASSOCIAZIONI AVEVANO DETTO DI NO – Sergio Dompè, presidente di Farmindustria, spiega così l’iniziativa: «Ci sembrava doveroso che le imprese che si dedicano alla salute delle persone rispettassero principi etici incontestabili. Bisognava evitare la percezione che ci fossero momenti non collegati all’evento formativo e non sufficientemente sobri. Non è necessario rinchiudere i partecipanti in un convento benedettino, sia chiaro, ma è bene che la cornice sia appropriata ai contenuti». Dompè accoglie senza polemica la decisione dell’Antitrust: «Lavoreremo anche col ministero della Salute per trovare nell’ambito del codice una indicazione di rigore». Secondo Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria alberghi: «l’intervento dell’autorità è un risultato importante. Auspichiamo un incontro con le due associazioni per superare insieme i vecchi vincoli riguardo località e periodi di svolgimento degli eventi congressuali». Il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, osserva: «L’esclusione tout court a prescindere dal prezzo effettivamente offerto delle strutture a 5 stelle tra quelle abilitate appaiono restrittive della concorrenza in quanto slegate da qualunque valutazione relativa alla tipologia tariffaria offerta o alle agevolazioni proposte dalla struttura interessata. I 5 stelle potrebbero praticare prezzi uguali o inferiori a quelli di strutture di categoria più bassa». Il ministro Brambilla chiarisce: «L’obiettivo di neutralizzare possibili conflitti d’interesse in campo medico va perseguito, ma senza creare distorsioni, limitazioni e ingerenze nel mercato».
Margherita De Bac – corriere.it – 28 maggio 2011