Proteste e polemiche dopo la consegna delle prime cartelle esattoriali con le multe per il troppo latte prodotto. E siamo solo agli inizi. Gli allevatori non in regola con le quote insistono nel considerare errati i calcoli sulla produzione italiana di latte
Dopo tanto parlarne, ecco arrivare le cartelle esattoriali destinate a chi non è in regola con il pagamento delle multe latte. I destinatari sono gli allevatori che pur avendo prodotto più latte del dovuto non hanno aderito ai programmi di rateizzazione e che non hanno ricorsi in sospeso. I loro debiti sono oggi “esigibili” ed Agea ha affidato agli esattori di Equitalia il compito di notificare gli importi delle multe consegnando le cartelle di pagamento, anticamera di una possibile ipoteca o del pignoramento dei beni. E con la consegna di una delle prime cartelle esattoriali, puntuale, è scattata la polemica. A farne le spese è stato un esattore di Equitalia che, riportano le cronache di questi giorni, è stato persino “sequestrato” dagli allevatori ai quali aveva notificato la multa. Certo, gli animi sono accesi e l’entità della cartella esattoriale consegnata, 587mila euro (ma in arrivo ce ne sarebbero anche di più pesanti), suona come una condanna alla chiusura della stalla. Ma certi comportamenti non possono trovare giustificazione.
La rabbia, il torto e la ragione
Sebbene ingiustificabile, c’è da chiedersi però dove nasca tanta “rabbia”. Occorre allora un breve “riassunto” delle ultime tappe di questa lunga e tormentata vicenda delle quote latte. Partiamo allora dalla legge 33/2009, con la quale si è data agli allevatori la possibilità di ottenere un aumento gratuito della quota a fronte dell’impegno a pagare le multe in forma rateizzata. Una proposta alla quale non tutti gli allevatori hanno aderito, e la cui efficacia ha sofferto del continuo rinvio delle scadenze (prima il 31 dicembre 2010 e poi il 30 giugno di quest’anno, ormai alle porte). Mentre gli allevatori erano alle prese con la scelta se aderire o meno alla proposta di rateizzazione, dai Nac (nucleo dei Carabinieri che fa capo al ministero dell’Agricoltura) uscivano i risultati di una indagine che metteva in dubbio i “numeri” della produzione di latte. L’Italia, si potrebbe desumere dalla relazione dei Nac, avrebbe prodotto meno latte rispetto a quanto risulta ufficialmente. Dunque non avrebbe mai superato i vincoli imposti dalla Ue e nessuna multa, di conseguenza, sarebbe dovuta.
I “numeri” sono corretti
Questa “interpretazione” dell’indagine dei Nac, benché confutata a più riprese da Agea, è presto divenuta la nuova bandiera degli allevatori “irriducibili”, che si sentono legittimati a produrre quanto vogliono e a non pagare multe. Intanto sono in arrivo circa 600 cartelle esattoriali anche con importi milionari. Insomma, benzina sul fuoco che il ministro dell’Agricoltura sarà chiamato a spegnere. Saverio Romano si è già detto più possibilista rispetto al suo predecessore, Giancarlo Galan, ma come quest’ultimo è tuttavia deciso a far rispettare le regole e dunque a far pagare il dovuto. Difficile trovare un punto di equilibrio. C’è chi ipotizza come soluzione l’apertura di una nuova rateizzazione (sarebbe la terza e non mancherebbero le critiche). E sempre che Bruxelles non si metta di traverso.
Angelo Gamberini – agronotizie.it – 26 maggio 2011