Audizione della Corte dei conti sullo schema di Dlgs per l’omogeneizzazione dei bilanci alla bicamerale sul federalismo fiscale: «Sul piano generale, appare decisiva la scelta di soluzioni che, da un lato, tengano conto della raccordabilità dei diversi livelli di governo e, dall’altro, facilitino l’allocazione e la gestione delle risorse. In tale contesto assume particolare rilievo il quadro normativo delineato per il settore sanitario che, come è noto, costituisce la quota nettamente prevalente delle risorse gestite in ambito regionale, attraverso il ricorso a specifici e diversificati moduli contabili e gestionali.
Sul piano attuativo, cruciale rilevanza riveste la copertura dei relativi fabbisogni informatici, che richiede il potenziamento dei sistemi informativi automatizzati, da ricondurre, comunque, nella specifica sezione della banca data unitaria della Pubblica amministrazione prevista dalla legge n. 196 del 2009. Con l’occasione sarebbe anche opportuno che le amministrazioni di cui all’art. 2, commi 1 e 2, adottassero un formato elettronico elaborabile nella predisposizione dei bilanci e degli altri documenti contabili previsti dal decreto in esame.
Il punto caratterizzante lo schema di provvedimento in esame, forse più di quanto si riscontra negli altri concomitanti decreti delegati già approvati od in corso di definizione, consiste nell’elevazione a livello normativo di principi e criteri generali, da specificare sul piano della concreta applicazione con successivi provvedimenti».
Il presidente della Corte Luigi Giampaolino ha ribadito alla Commissione la centralità del controllo svolto dalla Corte dei conti, per assicurare ai cittadini l’unità economica della Repubblica in questa fase di rafforzamento delle autonomie in ambito fiscale. In questo senso la Corte intende valorizzare e potenziare le articolazioni regionali della magistratura contabile. Una rilevanza che potrebbe essere ulteriormente rafforzata da una nuova normativa di certificazione uniforme dei bilanci delle aziende sanitarie «suscettibile di offrire nuove opportunità di analisi anche in sede di esercizio delle funzioni di controllo svolte in attuazione dell’art. 1, comma 170, della legge 23 dicembre 2005 n. 266».
Un provvedimento quindi che la Corte giudica necessario e che per il recupero della dimensione finanziaria dei conti della sanità, deve essere correlato e raccordato con lo schema di Dlgs relativo ai costi e fabbisogni standard nel settore sanitario.
«In una lettura unitariamente condotta sui due schemi di decreto legislativo – si legge nella relazione della Corte pubblicata sul suo sito internet – è infatti dato rintracciare evidenti connessioni e unitari riferimenti che presuppongono una piena confrontabilità dei dati dei diversi Servizi sanitari regionali. La prevista applicazione a tutte le Regioni dei valori di costo rilevati in tre Regioni benchmark – scelte dalla Conferenza Stato-Regioni tra le cinque che hanno garantito i Lea in condizione di equilibrio economico e di efficienza e appropriatezza – richiede la determinazione di comuni modalità di redazione e di consolidamento dei bilanci, nonché di principi contabili comuni, che consentano di evidenziare l’effettivo impatto dei risultati del comparto in ciascun esercizio finanziario, anche attraverso un pieno raccordo fra la contabilità economica delle gestioni degli Enti (o anche di quella accentrata presso la stessa Regione) e la contabilità finanziaria di ciascuna Regione,
In questa prospettiva appare da ponderare positivamente anche la attenzione dedicata al settore in riferimento ai necessari raccordi con l’articolazione della spesa per missioni e programmi e con la classificazione Cofog (classification of the functions of Government), utilizzata nei conti nazionali curati dall’Istat».
Da risolvere tuttavia per arrivare all’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti del Servizio sanitario nazionale, ci sono non poche criticità.
L’attività di controllo e monitoraggio della Corte dei conti del settore sanitario, ha rilevato infatti, come riporta la relazione, la difficoltà di disporre di dati contabili omogenei attraverso cui ricostruire la dimensione economica complessiva del settore e la sua sostenibilità in termini di mantenimento degli equilibri di bilancio. «Ciò deriva – si legge – dalla coesistenza di sistemi contabili che rispondono a diversi principi e logiche (finanziaria per i bilanci delle Regioni ed economica per le aziende sanitarie). Resta difficile la conciliazione tra i due sistemi, così come resta approssimativo il confronto tra i dati degli enti di Regioni diverse, attese le non omogenee discipline di dettaglio che ogni Regione ritiene di adottare nella sua autonomia. Ardua è anche la rintracciabilità dei flussi “intra-gruppo”, che complica la ricostruzione di un “consolidato” del settore sanitario in grado di intercettare anche l’incidenza degli organismi partecipati sull’effettivo risultato economico-finanziario dell’intero settore».
Problemi di disomogeneità sulla classificazione e l’aggregazione di alcune poste di bilancio – sulle quali la Corte dei conti sottolinea che è stata «spesso rilevata la violazione del principio di competenza economica con effetti sulla rappresentazione veritiera e corretta dei risultati» – sono emersi anche dai dati raccolti con i modelli di rilevazione del Sis, che pure «allo stato costituiscono un utile momento di uniformità per una valutazione complessiva del comparto».
sanita.ilsole24ore.com – 17 maggio 2011