MILANO – Necessaria l’assistenza dell’avvocato nella conciliazione obbligatoria. Che poi tanto obbligatoria potrebbe non essere. E maggiore coinvolgimento dei legali nello smaltimento dell’arretrato civile.
Ha condotto a risultati di rilievo l’appuntamento notturno che ha visto riuniti intorno al tavolo del ministero lo stesso Alfano, i vertici del Cnf e i presidenti di alcuni grandi Ordini forensi (Milano, Roma e Palermo). Un confronto serrato che ha avuto un esito immediato e apre la strada ad altri interventi concordati. Anche perché già la prossima settimana il tavolo verrà riconvocato e si entrerà maggiormente nel merito delle soluzioni tecniche. Il veicolo sul quale fare salire le modifiche alla disciplina della conciliazione, in vigore da neppure due mesi, è già stato individuato: il decreto legge sviluppo al quale verrà aggiunto un maxiemendamento con un denso contenuto sul fronte giustizia.
L’esito immediato intanto è rappresentato dalla previsione vincolante della presenza dell’assistenza tecnica fornita dall’avvocato durante tutto il procedimento di mediazione obbligatoria. Una richiesta che da subito era stata avanzata dall’avvocatura, fortemente preoccupata dei possibili abusi che si potrebbero verificare nel corso del procedimento davanti ad organi di mediazione della cui professionalità i legali dubitano.
Raggiunto questo primo obiettivo, il confronto si è poi spostato su altre ipotesi che potrebbero essere accolte da parte del ministero, non fosse altro che per provare a disinnescare la bomba a orologeria della futura sentenza della Corte costituzionale che, tra qualche mese, potrebbe cancellare con un tratto di penna aspetti determinanti del decreto legislativo che ha introdotto il tentativo di mediazione come condizione di procedibilità per alcune tipologie di controversie.
Innanzitutto, l’obbligatorietà della conciliazione potrebbe essere fortemente attenuata, escludendo tutte le controversie di valore superiore a 5mila euro. Un paletto che, se introdotto, fanno notare al Cnf, permetterebbe di rispettare le disposizioni comunitarie indirizzate ad ammettere una deroga alla mediazione solo per le small claims, le piccole liti. Alfano si è, su questo punto, riservato di effettuare una verifica, anche alla luce dei primi risultati dell’applicazione della normativa, con l’obiettivo di accertare quante cause effettivamente sarebbero escluse e quante comprese.
Sul tappeto c’è poi un’altra proposta che punta a introdurre anche nel nostro ordinamento, sulla falsariga di quanto avviene in Francia, la possibilità di dare immediato valore esecutivo al verbale dell’accordo siglato tra avvocati, senza la necessità di alcun passaggio davanti all’autorità giudiziaria.
E ancora: Alfano ha concordato sul coinvolgimento dell’avvocatura nel piano di smaltimento dell’arretrato civile. In Parlamento è già stato presentato il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri che prevede di affidare a una task force di 600 magistrati in pensione il compito di aggredire il moloch di 5 milioni e mezzo di cause pendenti. Una forza d’urto che però i legali hanno valutato del tutto inadeguata, anche nelle più favorevoli ipotesi di produttività, a incidere in maniera significativa.
Di qui l’invito a mettere in campo anche un pacchetto di mischia di alcune migliaia di avvocati per stendere le sentenza, avendo come ideale modello quanto stabilito anni fa con l’istituzione delle sezioni stralcio.
Alfano, al termine della maratona protrattasi nella note tra martedì e mercoledì, esulta: «Abbiamo avuto un incontro con una delegazione importante di presidenti di ordini professionali degli avvocati. Proprio questa notte (ieri notte, ndr), fino alle due del mattino, alla presenza anche del presidente del Cnf, ci siamo orientati per la costruzione di un patto tra il ministero della Giustizia e l’avvocatura che preveda una soluzione molto importante sulla mediazione, in riferimento all’assistenza tecnica degli avvocati e alla partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato civile. Continueremo a vederci – ha concluso Alfano – perché abbiamo individuato una cabina di regia che possa consentire di tenere fermo e stabile il rapporto tra il governo e l’avvocatura».
Ilsole24ore.com – 12 maggio 2011