PRIME VISIONI. Protagonisti della pellicola sono Robert Pattinson e Reese Whiterspoon
«Come l’acqua per gli elefanti», film del regista Francis Lawrence ambientato nel mondo del circo
Che i veterinari facessero un’attività seducente se n’era già accorta almeno due se non tre decenni fa la pubblicità dell’Amaro Montenegro, che per anni è andata avanti a promuovere il proprio prodotto con spot in cui immancabilmente il protagonista, dopo aver salvato l’animale di turno, cavallo o aquila che fosse, si tergeva il sudore passandosi l’avambraccio sulla fronte.
Adesso lo ripesca anche Hollywood, dandogli il volto e il corpo del divo da teen-ager Robert Pattinson (la saga vampiresca di Twilight e Harry Potter e il calice di fuoco, dov’è lo sfidante del maghetto che ci lascia le penne nello scontro con Valdemort), per farne – in Come l’acqua per gli elefanti – un personaggio più attratto dalle femmine di altri esseri umani che dagli animali.
Siamo negli anni della Grande Depressione, e il giovane Jacob Jankowski si aggrega al circo Benzini Brothers, fresco di studi di veterinaria, per occuparsi degli animali dello zoo itinerante, in particolare di una elefantessa di nome Rosie che è la principale attrazione dello spettacolo. Le sue attenzioni, però, vanno soprattutto a Marlena (Reese Whiterspoon), con cui avvia una tresca.
I due innamorati devono però fare i conti con il marito di lei, August (Christoph Waltz, il nazista cattivone di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino), domatore di professione e soprattutto direttore del circo, con le immaginabili conseguenze.
A dirigere la sceneggiatura che Richard Lagravanese (L’uomo che sussurrava ai cavalli, di e con Robert Redford) ha tratto da un best-seller di Sara Gruen, c’è Francis Lawrence, che finora si era distinto per essere regista di fantascienza infarcita di effetti speciali con Constantine (2005, tratto da una celebre graphic novel con un detective dell’aldilà alla Dylan Dog) e Io sono leggenda (2007).
Qui confeziona un melodrammone d’altri tempi, ambientato in un luogo che da sempre si presta per questo tipo di storie di innamoramenti, tradimenti e vendette, da Il circo di Charlie Chaplin a Freaks di Tod Browning, un capolavoro assoluto del cinema degli anni Trenta, bloccato per decenni dalla censura e sottoposto a tagli inenarrabili, dal polpettone di Cecil B. De Mille Il più grande spettacolo del mondo a un altro film maledetto, Lola Montes di Max Ophuls, che solo recentemente è stato riproposto nella versione integrale grazie al lavoro della Cineteca di Monaco di Baviera, da Trapezio di Carol Reed a I diavoli volanti del circo di Roberto Rodriguez, da Artisti perplessi sotto la tenda del circo di Alexander Kluge, Leone d’oro a Venezia nel 1968 al poetico e malinconico I clowns di Federico Fellini, per non parlare di Dumbo di Walt Disney, con l’elefantino timido che si riscatta proprio grazie ai suoi difetti, le orecchione gigantesche che gli permettono di volare.
Insomma la pista circolare sotto il tendone, le acrobazie rischiose, gli animali esotici, gli zoo umani hanno sempre attratto il cinema.
E presumibilmente continueranno a farlo anche con questa vicenda un po’ demodè
Il Giornale di Vicenza 04/05/2011