Intervento del presidente di Italia zootecnica sul Gazzettino. Secondo Fabiano Barbisan il sistema di allevamento italiano sarebbe al centro di un vero e proprio attacco che mira a distruggerlo
Rasenta l’incredibile ciò che sta succedendo contro la zootecnia bovina da carne: un vero e proprio attacco per distruggere il sistema di allevamento italiano. Spiace che ampio spazio venga dedicato ai detrattori animati da ideologie (animalisti, vegetariani, vegani ed adesso anche il sig. Petrini di Slow Food) mentre nessun giornalista si documenta con inchieste serie (e non per fare solo sensazione e spaventare i lettori) su cosa realmente significhi allevare i bovini con metodo protetto, ossia, quello che il sig. Petrini definisce intensivo ed in maniera offensiva lo associa a “fabbriche di shampoo”.
Noi allevatori e chi ne capisce qualcosa di zootecnia bovina da carne, per corretta informazione, lo definiamo allevamento protetto, perché i bovini sono al centro della nostra attenzione. Nelle nostre stalle i vitelloni sono protetti dai parassiti, bevono acqua potabile, mangiano alimenti controllati (cereali), se hanno problemi di salute vengono curati e monitorati da medici veterinari specializzati, vivono in un ambiente che riduce al minimo infortuni e malattie, sono controllati ed accuditi giornalmente. Non potrebbe essere diverso visto che sono animali destinati all’alimentazione umana (anche per le bistecche di Slow Food) allevati e commercializzati per dare un giusto reddito all’imprenditore agricolo che ha scelto di fare questa professione che milioni di consumatori, onnivori, apprezzano. Ed a proposito di Lav, vegetariani e vegani ecc.., si sono mai preoccupati di verificare le condizione di “benessere umano” dei raccoglitori di pomodori in certe aree del nostro Paese?
Mi piacerebbe che il sig. Petrini di Slow Food, Roberta Bartocci e Paola Segurini del settore Vegetarismo della Lav che vogliono la “svolta vegetariana” e tutti coloro che la pensano come loro, trovino il tempo per venire a vedere ciò che affermo. Vengano di persona, nel mio allevamento o, se credono, da qualsiasi altro socio di Unicarve o del Consorzio L’Italia Zootecnica, si facciano accompagnare da giornalisti che sanno distinguere un toro da una vacca ed io sarò ben lieto di coinvolgerli in un esempio concreto: – sono pronto a mettere a loro disposizione un prato verde vicino alla stalla, con qualche albero qua e là ed ospitarli per “campeggiare”.
Potranno, quando hanno sete, bere l’acqua da una vecchia cisterna a cielo aperto collocata nel prato, oppure dalle immancabili pozzanghere che si formano quando piove, ovviamente non immuni all’urina, sempre presente dove razzolano animali; potranno mangiare raccogliendo il cibo da terra e tutto ciò che trovano, ovviamente senza pulirlo dalla polvere (pioggie acide comprese), senza tovaglia tavolino e portavivande. Ovviamente sono vietate tende da campeggio, sacchi a pelo, spray anti zanzare, borracce d’acqua potabile, cibo confezionato, tutte cose da gente “imborghesita” non da veraci ambientalisti.
Fabiano Barbisan presidente Italia Zootecnica
Gazzettino.it – 27 aprile 2011