Tremonti: finanziare le rinnovabili con gli Eurobond. Bersani: il Governo ha paura del referendum
MILANO – Indietro tutta sul nucleare. Il governo ha deciso di fermare il programma di realizzazione delle centrali e ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge Omnibus all’esame del Senato l’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione degli impianti nucleari nel Paese. La decisione dovrebbe portare al superamento del referendum sul ritorno all’atomo in calendario il 12-13 giugno.
TREMONTI, UN PIANO DELORS PER LE RINNOVABILI – Pochi minuti prima della diffusione della notizia del stop alla costruzione delle centrali, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti intervenendo al Parlamento di Bruxelles è tornato a dire che quanto avvenuto a Fukushima («non si tratta solo un banale incidente tecnico») assume una dimensione assai rilevante «in cifra storica» e necessita di una «riflessione economica e non solo». Un piano per le energie alternative rinnovabili da mettere subito in campo potrebbe avere «un finanziamento con Eurobond». L’idea che Tremonti ha portato a Bruxelles è quella di un grande progetto europeo per le fonti rinnovabili e la ricerca di energie alternative . «Credo sia arrivato il momento di ragionare su una versione applicata del vecchio e glorioso piano Delors e di avviare piani di investimento in ricerche alternative, anche combinandoli con la nuova struttura geopolitica del Mediterraneo».
I COSTI DELLO SMANTELLAMENTO – Tremonti ha dunque rilanciato l’idea di calcolare i costi futuri che deriveranno dallo smantellamento delle vecchie centrali nucleari e la loro messa in sicurezza, per avere un’idea più chiara dell’impatto sulle casse dello Stato. «È stata fatta davvero una contabilità del nucleare? Sono stati contabilizzati i costi del decommissioning? Esiste il calcolo del rischio radioattivo? Sappiamo che i benefici ci sono e sono locali, ma i malefici sono generali».
LA RICERCA – La ricerca sul nucleare «deve andare avanti» anche se l’Italia ha deciso di sospendere il suo ingresso nella produzione di energia, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. «La ricerca è indipendente dalla scelta del nostro Paese di entrare o meno nel nucleare. Del resto siamo un paese circondato da centrali nucleari. Il caso del Giappone ci ha imposto una riflessione sulle centrali, ma la ricerca deve andare avanti», ha sottolineato Prestigiacomo.
ANTINUCLEARISTI – Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, rivendica come una vittoria dell’opposizione la decisione del governo di rinunciare alla costruzione delle centrali nucleari. «Il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni», ha detto il leader dei democratici. Bersani ha preannunciato che mercoledì presenterà un’interrogazione al governo sulle energie rinnovabili. Secondo i Verdi, però, il governo non ha cambiato idea sul nucleare. «Lo stop non è per convinzione, ma per paura e necessità: paura di perdere le elezioni amministrative e di venire travolto dal referendum del 12 e 13 giugno che avrebbero portato anche alla completa abrogazione della legge sul legittimo impedimento», ha dichiarato il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli.
EMENDAMENTO – I timori degli antinuclearisti nascono dal testo dello stesso emendamento governativo. L’emendamento, infatti, dopo aver definito nel dettaglio i vari punti da abrogare del testo del governo sulla moratoria nucleare per un anno, riafferma che «entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale nella definizione della quale il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione Europea e a livello internazionale in materia di scenari energetici e ambientali». Si sposta sempre di un anno la valutazione alla luce anche degli stress test che fra breve saranno effettuati in Europa della praticabilità del ricorso a varie fonti energetiche. «La procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l’ostacolo del referendum», dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. «Quella del governo non è altro che una legge truffa, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall’energia atomica, questo trucchetto è il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani».
DI PIETRO: «È GOLPE» – «L’ennesima truffa del governo agli italiani»: così il leader di IdV Antonio Di Pietro, in una conferenza stampa a Montecitorio, ha definito l’emendamento inserito dall’Esecutivo nella moratoria al nucleare prevista nel decreto legge omnibus all’esame del Senato. «Se il governo – ha spiegato Di Pietro – avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l’individuazione delle località in cui realizzare le centrali». «Non giochiamo a fare i furbi. È evidente – ha proseguito – che l’esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo». «A Queste condizioni noi non ci stiamo – ha proseguito Di Pietro – Siamo disposti a chiudere la partita solo se con una legge abrogativa si dirà chiaramente che si rinuncia al nucleare come piano di acquisizione energetica».
Corriere.it – 19 aprile 2011