Un’indicazione (non un modello) per le Regioni con piani di rientro (ma non solo) su come riordinare la rete ospedaliera. Tutto compreso, dalla riduzione del personale a quella delle strutture soprattutto “piccole”, dalla riduzione delle strutture complesse (anche del 10-20%) alla revisione dei servizi di emergenza.
L’indicazione emerge dal «Piano di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nelle Regioni in Piano di rientro» contenuta nell’ultimo numero del trimestrale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali-Agenas (i cui contenuti sono ampiamente sintetizzati sul prossimo numero del settimanale Il Sole-24 Ore Sanità)..
Elaborato dagli esperti dell’Agenzia assieme ai tecnici delle Regioni interessate, il documento contiene proposte per la riorganizzazione e la riqualificazione della rete dell’emergenza-urgenza, della rete ospedaliera e della rete dell’assistenza territoriale, delineando la necessità di un ampio rimaneggiamento dell’universo in essere. «Non intende essere un modello, ma piutosto uno strumento di empowerment per le Regioni per lo sviluppo del necesario controllo delle risorse e delle opportunità, ognuna nel rispetto delle proprie prerogative e di quanto stabilito nei rispettivi Piani di rientro», sottolinea Francesco Bevere, Dg della programmazione sanitaria della Salute.
Riordino a tutto campo quindi, utilizzando il modello Hub e Spoke: concentrazione dell’assistenza a elevata complessità in centri di eccellenza (hub) supportati da una rete di servizi (spoke) cui compete la selezione dei pazienti e il loro invio a centri di riferimento al superamento di una determinata soglia di gravità clinico-assistenziale.
Punto di partenza è la rete di emergenza-urgenza che «incide sulla razionalià ed efficienza dell’intero sistema dell’offerta». Il percorso disegnato dall’Agenas prevede in primo luogo l’individuazione di un settore unico di riferimento per l’emergenza sanitaria presso l’assessorato alla salute con compiti di assegnazione di un budget unico eventualmente centralizzato presso una sola azienda per tutte le attività di emergenza territoriale-118 e una analoga gestione analoga gestione di budget individuata per i Dea e i PS allocandolo nelle rispettive aziende.
Prevista anche la riparametrazione-accorpmento del numero delle centrali operative 118 per un bacino di utenza da 500mila a un milione di abitanti e la ridistribuzione dei mezzi di soccorso territoriali secondo una formula che introduce il correttivo dell’assetto geografico del territorio a vantaggo delle zone montane e pedemontane.
E ancora: la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale che prevede come mossa prioritaria la centralizzazione delle chiamate di guardia medica su un numero unico regionale, analogo al 118, e l’integrazione con gli altri servizi del territorio.
C’è poi il riordino della rete ospedaliera. Che passa per l’analisi di tutte le criticità: sono inappropriati – spiega ad esempio il documento – l’80% dei ricoveri ordinari non chirurgici in specialità per acuzie degli over-65 con degenza uguale o superiore a 12 giorni. Per questo il riordino della rete ospedaliera proposto muove i primi passi proprio dalle necessità delle post-acuzie, prevedendo la modifica dell’attuale organizzazione regionale dei letti di “lungodegenza” con l’introduzione di letti di cure “intermedie” territoriali.
In particolare per la riabilitazione si prevede l’ adeguamento al 95% del tasso di utilizzo dei posti letto; l’adeguamento del rapporto tra letti per il ricovero ordinario e il DH nelle strutture per il recupero e la rieducazione funzionale (Rrf) di II e I livello; l’individuazione di indicatori di appropriatezza per ciascuna tipologia di struttura. Dimensione ottimale: due moduli di 30 posti letto circa per un bacino di utenza da 60mila abitanti a modulo (0,5 posti letto per mille abitanti).
Capitolo a sé la riorganizzazione dei letti per le acuzie, in relazione alla quale «sarano applicati i tassi di occupazione medi eguali per produttori pubblici e privati, differenziati tra ricoveri ordinari e diurni». Dall’eliminazione dei ricoveri inappropriati di cui sopra derivano la possibilità di redistribuzione delle discipline e la proposta – formulata dal documento – di integrare le strutture
universitarie con quelle delle aziende sanitarie, per permettere la razionalizzazione dei posti letto senza penalizzare ricerca e didattica.
14 aprile 2011 – sanita.ilsole24ore.com