Professioni sanitarie in piazza: «Vogliamo l’Ordine». Il Conaps, Coordinamento nazionale delle professioni sanitarie, ha radunato questa mattina davanti al Senato a Roma i rappresentati delle aree riabilitativa, tecnica e della prevenzione: dai fisioterapisti al logopedisti, dal tecnico ortopedico al dietista, dall’audioprotesista all’igienista dentale, dagli assistenti sanitari a coloro che si occupano di prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.
E anche i tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, cioè coloro che ci tengono in vita con le macchine durante un intervento al cuore o durante un trapianto, e i tecnici di neurofisiopatologia che eseguono gli esami per l’accertamento di morte cerebrale, i podologi, i tecnici della riabilitazione psichiatrica, gli educatori professionali, i terapisti occupazionali, quelli che si occupano della neuro psicomotricità dell’età evolutiva. E ancora i tecnici sanitari di laboratorio biomedico e gli audiometristi.
Tutte le professioni chiedono con forza che si chiuda l’iter dell’approvazione dell’istituzione del loro Ordine professionale, in stand by, dichiarano, ormai dalla riforma del 1999 (legge 42).
Nel 2006 – è la cronistoria illustrata dal Conaps in una richiesta di audizione alla XII commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama – viene approvata la legge delega n. 43 che impone al governo di ‘ordinare’ le professioni con una legge ordinaria. A partire dai primi disegni di legge presentati il 9 aprile 2002, nel 2008 viene presentato l’ultimo disegno di legge 1142 per l’istituzione a costo zero, sottoliena il Conaps, per lo Stato e per i cittadini degli Ordini professionali. «Sembrava fatta. Invece si sono visti tre anni di immobilismo, di tira e molla, di rimpalli istituzionali, ed ora il disegno di legge è nuovamente arenato al Senato fra la V Commissione Bilancio e la XXII Sanità, non in commissione Sanità, ma in commissione finanze, e non se ne comprende il motivo. Per questo il 13 aprile migliaia di professionisti saranno in piazza», speiga il coordinamento.
«L’istituzione degli Ordini per le nostre professioni – spiega il presidente del coordinamento Conaps Antonio Bortone – non è un vezzo o una richiesta di tipo corporativo per difendere stipendi, pensioni o quant’altro. E’ una necessità per migliaia di professionisti che desiderano lavorare certi che i pazienti non finiscano in mani sbagliate, per difendere il lavoro onesto, lo studio, l’aggiornamento, lo Stato e le sue casse. E’ una necessità per i cittadini italiani che Devono sapere chi sarà che metterà loro le “mani addosso”, esattamente come avviene per i medici. Noi non vogliamo morire di abusivismo. Infine non si crea nessun nuovo carrozzone, come qualcuno vuole far credere. Questo ordine non costerà nulla alle casse dello Stato e sarà gestito direttamente dalle associazioni professionali».
Il disegno di legge che potrebbe risolvere il problema – il DdL 1142 – è pronto da 3 anni. L’approvazione di questo provvedimento oltre a soddisfare le esigenze dei professionisti, aiuterebbe i molti pazienti che continuamente rischiano di finire nelle mani sbagliate, «con gravissimi danni per la loro salute».
A leggere le statistiche, sottolinea il Conaps, si scopre che per ogni professionista sanitario, due non lo sono ed operano abusivamente. Un fenomeno gigantesco per un giro d’affari – naturalmente in nero – da milioni di euro. «Di fronte a tutto ciò oggi un professionista sanitario vero e serio ha ben poche armi per difendersi: contrariamente ai medici, infatti, non dispone di un Ordine che lo tuteli e ne sancisca la qualità del lavoro. Uno strumento come l’Ordine sarebbe utile non solo contro l’abuso di professione, ma anche per garantire corretti aggiornamenti e corsi di formazione, indispensabili per svolgere il proprio lavoro con correttezza e per essere almeno parificati alle professioni sanitarie europee».
«La richiesta di un Ordine – spiega la vicepresidente del Conaps Tiziana Rossetto – non nasce dal caso, ma dal fatto che queste professioni si trovano all’interno di un’area sanitaria che necessita assolutamente di un controllo utile a garantire i pazienti in termini di professionalità, di qualità di prestazioni e servizi erogati, cioè di tutela dall’abusivismo. Per questo l’urgenza ha ormai raggiunto un livello oltre il quale non è più possibile andare. Sono quasi 15 anni che questo problema è stato posto, ora è il momento di chiudere il cerchio».
Questa richiesta non esclude l’apertura e la disponibilità a un processo più complessivo di riforma del sistema degli ordini, come richiesto dalla FnomCeO al ministro della Salute qualche tempo fa, «che a quel punto sarà contemporaneo ed equo per tutti. Ma non può avvenire il contrario. Cioè che si utilizzi la necessità di una riforma complessiva degli ordini già esistenti per tentare di rimandare o far saltare l’istituzione degli ordini per le professioni sanitarie».
Oltre ai problemi che riguardano le tariffe minime, la pubblicità e la formazione, argomenti comunque importanti, non si può dimenticare secondo il Conaps anche il problema della titolarità. A oggi infatti, il limite di questo sistema è quello di non avere un organismo di sorveglianza sulla titolarità già acquisita. Questa assenza è il vero problema di un sistema “disordinato”, pur se regolamentato. «Non dimentichiamo – spiega il coordinamento – quelle Università che hanno reso equivalenti titoli attraverso percorsi non sorvegliati, alle autocertificazioni in base a regole troppo generiche, proprio a causa dell’assenza di un ordine professionale.
A questo proposito chiediamo che il Ddl 1142 venga approvato subito, così come chiediamo che il processo di riforma ordinistico non impedisca il normale iter del Ddl, che non fa altro che allineare professioni già riconosciute, già regolamentate ma non ordinate, nello status quo giuridico insieme a tutte le altre professioni inserite in ordini e collegi.
Per questo crediamo che il ministro debba fare un passo in avanti, ed incontrare, come ha incontrato le professioni ordinate, anche le professioni in attesa di ordine. Tutte le professioni curano i malati, e tutti i malati hanno diritto ad avere le medesime garanzie, e la possibilità di sentirsi tutelati nel miglior modo possibile».
Secondo l’ultima rilevazione fatta da Angelo Mastrillo, esperto dell’Osservatorio professioni sanitarie del ministero dell’Università, fra le 22 professioni interessate all’istituzione dell’Ordine ci sono quasi 600 mila operatori, esattamente 583.327: con la maggioranza appartenente alla professione infermieristica (380 mila), che pur essendo regolamentata dal Collegio, attende la trasformazione in Ordine, come pure ostetriche (17 mila) e tecnici di radiologia (23 mila). Mentre le restanti 17 professioni, prive di ogni regolamentazione, sono quasi 162 mila, il 28%.
13 aprile 2011 – sanita.ilsole24ore.com