Oltre 26 milioni di euro dal 1994 al 2010 sono finiti per errore a 130 pescherecci fuorilegge. Lettera di 90 associazioni ambientaliste a Barroso: «servono controlli piu’ severi»
MILANO – Pesca illegale sostenuta con i fondi pubblici europei. Suona strano ma è così: un fiume di denaro finito in mare aperto, proprio dove non avrebbe dovuto. Oltre 26 milioni di euro, dal 1994 al 2010, elargito a favore di oltre 130 pescherecci – italiani, francesi e spagnoli – che in molti casi erano già stati sanzionati per infrazioni gravi. Come offrire sussidi a chi è stato condannato per furto. Oltre novanta organizzazioni ambientaliste, tra cui Wwf, Greenpeace, il Gruppo Ambiente Pew e la coalizione Ocean 2012, hanno consegnato una lettera aperta al Presidente Jose Luis Barroso, affinché la Commissione europea intraprenda azioni concrete verso un’abolizione dei sussidi dannosi per l’ambiente.
Il meccanismo è semplice, ma evidentemente funziona male: i fondi passano dall’ Europa agli Stati membri. Qui, i ministeri competenti – in Italia quello delle Politiche agricole – li distribuiscono tramite le Regioni ai pescatori, non tenendo conto delle loro infrazioni. «E’ gravissimo che non ci siano controlli da parte dei governi prima di assegnare i fondi – dice Ermete Realacci, parlamentare del Pd e responsabile della Green Economy -. La pesca illegale è una piaga dei nostri mari che non solo danneggia l’ecosistema ma anche i pescatori onesti che vivono di questa attività. Ho presentato più di un’interrogazione parlamentare sulla questione dell’errata elargizione dei fondi ma non sono stati presi provvedimenti. Tra l’altro sull’Italia pende anche una condanna del 2009 per non aver provveduto in maniera adeguata a contrastare la pesca illegale né ad aver applicato sanzioni sufficientemente dissuasive».
I CASI – Per Francia e Spagna, parla chiaro una lunga lista, pubblicata sul sito Fishsubsidy.org, che rivela la quantità di denaro pubblico, oltre 13,5 milioni di euro dal 1994 al 2006, elargito in favore di 36 pescherecci sanzionati per infrazioni gravi. Situazione ancora peggiore in Italia, dove circa 100 barche da pesca, molti dei quali ripetutamente multati per pesca illegale con reti derivanti (spadare e ferrettare), hanno ricevuto 13,8 milioni di euro in aiuti pubblici, tra 1999 e 2010. Questi alcuni tra i casi più evidenti: tra il 2005 e 2006 il peschereccio Sibari II viene sanzionato tre volte per attività illegale con le spadare. Nel giugno 2006 gli vengono sequestrate 11 km di spadare, mezza tonnellata di pescespada e 150 kg di tonno. Dopo pochi mesi riceve 545.000 euro di contributi pubblici. In Spagna nel 2005 la barca Hodeiertza riceve una sanzione per pesca illegale in acque francesi. Costruita con 1,2 milioni di euro di fondi europei, dopo essere stata sanzionata, riceve altri 31.906 euro per ammodernamento nel 2006. Un recente caso mostra, inoltre, la disinvoltura con la quale la Spagna, paese che riceve il 46% degli aiuti comunitari, assegna gli aiuti pubblici nazionali. Nel giugno del 2010, l’impresa ittica spagnola Albacora, proprietaria del peschereccio Albacore Uno, riceve una multa di 5 milioni di euro dal governo degli Stati Uniti per pesca di frodo nelle acque statunitensi. Quattro mesi dopo riceve dal governo spagnolo 307.000 euro per aumentare il livello di sicurezza della sua flotta a rischio pirati nell’Oceano Indiano. In Francia, dove arrivano il 9% dei fondi, nel 2005, dopo aver ricevuto 350,000 di aiuti pubblici, il peschereccio La Pérouse viene fermato per pesca con attrezzi vietati.
I COSTI DELLA PESCA ILLEGALE – La pesca illegale Inn (non dichiarata e non regolamentata), produce un fatturato annuale di oltre 10 miliardi di euro, e raggiunge livelli ragguardevoli anche in acque europee (tra le stime: 66% di tutto il pescato nel Mare del Nord, 50% degli sbarchi di tonno e pescespada nel solo Mediterraneo). Un fenomeno enorme, in parte quindi alimentato, per “sbadataggine”, con flussi massicci di fondi pubblici. Se ne è parlato anche a Bruxelles, durante un seminario organizzato da Luigi de Magistris, presidente della Commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento Europeo, alla presenza di Maria Damanaki, Commissario europeo agli Affari marittimi e della pesca, e di diversi altri esperti. «Mentre a livello internazionale l’Unione Europea ha lanciato una forte iniziativa di contrasto alla pesca Inn, al proprio interno sovvenziona con fondi pubblici europei e nazionali operatori impegnati nell’illegalità, – spiega Domitilla Senni di Ocean 2012 -. Paradossalmente gli aiuti concepiti per promuovere il settore della pesca e le comunità costiere hanno così finito per provocare seri danni ecologici, sociali ed economici». «E’ una situazione gravissima e paradossale che deve cambiare in fretta – ha detto Luigi De Magistris al termine del seminario-. La Commissione ha ribadito la sua volontà di recuperare le some erroneamente erogate. Non va dimenticato che in mezzo a questa vicenda ci sono costi enormi, oltre che sotto il profilo ambientale anche sotto quello sociale: chi pesca onestamente fatica a continuare la sua attività mentre i disonesti vengono premiati».
Corriere.it – 22 marzo 2011