Nella seduta di mercoledì 16 marzo è stata presentata alla Camera, dall’onorevole Susanna Cenni, un’interrogazione a risposta immediata per conoscere le reali intenzioni del Ministero delle Politiche agricole circa la possibilità di definire e adottare linee guida di coesistenza in sostituzione delle amministrazioni regionali.
Infatti, nella circolare ministeriale inviata il 1° marzo alla Presidenza del Consiglio e, per conoscenza, alla Conferenza Stato Regioni il Ministero, nel ricordare l’invito della Commissione europea agli Stati membri affinché questi adottino le misure di coesistenza, ipotizza di “superare lo stallo” attuale in materia usufruendo del potere sostitutivo ai sensi dell’art. 117 della Costituzione legiferando, quindi, in tema di Ogm contro il parere espresso lo scorso settembre da parte della Conferenza Stato Regioni.
In quella sede, infatti, gli Assessori regionali all’Agricoltura hanno manifestato assoluta ed unanime contrarietà rispetto alla possibilità di autorizzare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale, anche alla luce degli orientamenti e delle proposte normative emerse a livello comunitario, invocando, in coerenza con questa scelta, l’applicazione della clausola di salvaguardia. Tale orientamento, peraltro, è stato successivamente confermato anche dai Presidenti delle Regioni.
Allo stato dei fatti, quindi, posto che, sulla base della normativa nazionale la competenza circa la definizione delle linee guida di coesistenza è assegnata alle Regioni, la “minaccia” paventata dal Ministero sembra assumere toni coercitivi prescindendo dalla volontà degli organi a cui, per legge, sarebbe rimessa la decisione e trascurando, peraltro, il quadro comunitario attuale, in cui – a seguito di numerose istanze – si sta lavorando per riconoscere agli Stati un più ampio margine di libertà in relazione alla coltivazione del transgenico.
L’interrogazione dell’on. Cenni merita, quindi, adeguata risposta per comprendere quale sia l’effettiva intenzione ministeriale non solo rispetto all’eventualità di sostituire formalmente le Regioni nella competenza, ma anche rispetto all’ipotesi di scavalcarne la volontà nel contenuto delle azioni da intraprendere, in attesa che si perfezioni, a livello comunitario, il procedimento di “liberalizzazione” delle scelte in materia di coltivabilità degli Ogm nei territori nazionali.
Ilpuntocoldiretti.it – 21 marzo 2011