«Sarebbe offensivo e da irresponsabili anche solo insinuare che il governo è contro il sud». Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, difende per il 2011 i criteri di riparto dei fondi per la sanità fondati sull’età della popolazione che non considerano la deprivazione, l’indice di squilibrio socio-economico invocato dai governatori del sud di cui si discute anche nella bicameralina sul federalismo. Ma nulla esclude intanto un fondo di riequilibrio e tra 2-3 anni fattori più raffinati come la prevalenza delle malattie sul territorio, senza escludere la deprivazione.
Ministro Fazio, il sud è insorto contro il riparto dei 106 miliardi per la salute senza la deprivazione. Che farete?
Ci sarebbe un parametro ideale su cui nessuno potrebbe obiettare: la prevalenza delle patologie, eventualmente corrette per l’età della popolazione. Ma se esistono i dati delle dimissioni dall’ospedale, non ci sono quelli per il territorio dove sono trattate molte patologie. Ma col fascicolo elettronico e con altre rilevazioni credo che entro due, al massimo tre anni potremmo avere i dati per arrivare a un criterio definitivo per il riparto.
Basta il solo criterio dell’età contestato dal sud?
Nel mondo vengono utilizzati vari criteri: l’età, la mortalità, la disabilità, la deprivazione o qualcosa di simile. L’età di per sé non è un criterio perfetto. Un giovane iperteso costa più di un anziano iperteso, un tumore giovanile costa più di un tumore nell’anziano. L’età è un criterio imperfetto, ma è epidemiologicamente sicuro e validato.
Ma la deprivazione non pesa nei conti della sanità?
La deprivazione va studiata in maniera molto approfondita. Ad esempio purificandola dagli effetti degli stili di vita: chi “è deprivato” fuma di più o beve di più. Non posso negare che può influire sulle patologie. Ma sono patologie da seguire sul territorio, non in ospedale. Se per valorizzare la deprivazione usassimo i dati dei ricoveri, i soli che abbiamo, favoriremmo l’inappropriatezza dei ricoveri che sono una caratteristica delle regioni del sud ad alta deprivazione. Io non ho nulla in contrario in un futuro riparto a considerare anche la deprivazione associata a età o a fattori come l’accessibilità in zone montuose o insulari. Ma con dati scientifici e oggettivi. Quelli in nostro possesso oggi rendono quel criterio totalmente inaffidabile, inapplicabile e inaccettabile.
Semplificando: per il 2011 non si cambia.
Il criterio oggettivo per il 2011 non può essere cambiato almeno per una semplice ragione: non abbiamo i tempi per approvare in stato-regioni un criterio condiviso. Forse, se avessimo iniziato sei mesi fa… Mi auguro che adesso sia arrivato il momento di ragionare serenamente.
Per sgombrare il campo: non è che rema contro il sud?
Più che ridicolo, definirei offensivo che si possa anche solo insinuare un’accusa del genere, se mai qualcuno l’ha fatto. Sarebbe da irresponsabili. Tant’è vero che io mi dichiaro anche favorevole alla deprivazione. E sono teoricamente favorevole anche a un aiuto alle regioni del sud: penso al vecchio “fondino” compensativo.
In bicamerale si va verso lo show down per i costi standard. Che significheranno anche confronto sugli “esiti” delle cure, oltre che su efficienza e appropriatezza gestionale. Sarà una sfida estrema.
Sarà una sfida indispensabile per avere una sanità pubblica all’altezza in tutta Italia. Stiamo lavorando a fondo sugli indicatori di efficacia, efficienza e appropriatezza. E anche sugli “esiti” di cura, che ci stanno dimostrando l’esistenza di una grandissima disomogeneità all’interno delle stesse regioni, più che tra le regioni.
Ha in mente qualche proposta specifica?
Almeno due. Penso all’ipotesi della creazione di una quarta gamba nella divisione della spesa oggi articolata tra 51% per il territorio, 45% all’ospedale e 5% alla prevenzione. L’ipotesi è di creare un quarto fattore di spesa legato all’emergenza-urgenza, a cavallo tra territorio e ospedale. Immagino anche a una possibile pianificazione discendente intra-regionale.
Cosa intende?
Se c’è una divisione tra territorio e ospedale, io devo in qualche modo garantire che la regione la divida poi a sua volta tra ospedale e territorio in quel modo. Oggi non è così. Non solo: se una regione prende una cifra per l’età della popolazione, ma ha una grossa differenza al suo interno, credo che poi la spesa debba riflettere questa divisione intra regionale.
A fine marzo scade la libera professione dei medici pubblici nei propri studi: che farà?
È già stato diramato dalla presidenza del consiglio il decreto di proroga fino a tutto dicembre 2011. Poi valuteremo di inserire in un altro veicolo il prolungamento nel 2012. Per la riforma complessiva pensiamo al ddl di governance del sistema che sta per ripartire alla Camera.
16 marzo 2011 – da Il Sole-24 Ore