EMERGENZE Presentato ieri a Roma dalla Fondazione UniVerde uno studio dal titolo Sicurezza alimentare, la percezione dei consumatori. Per oltre un italiano su due la Bse è ancora un incubo
A 15 anni dalla sua comparsa in Gran Bretagna, la “mucca pazza” (encefalopatia spongiforme bovina, Bse) rappresenta ancora oggi il peggior incubo alimentare per gli italiani. Non solo è in assoluto l’emergenza sanitaria legata al cibo che più ci ha preoccupato, ma è anche quella che viene più facilmente ricordata dalla nostra popolazione. e non c’è aviaria, uova alla diossina o mozzarelle blu che tengano. È questo emerge dallo studio “Sicurezza alimentare, la percezione dei consumatori”, realizzato dalla Fondazione UniVerde e Ipr Marketing e presentato ieri a Roma in occasione dell’Inormai superata. Ma per il quattro per cento non è mai esistita. Il 32 per cento degli italiani teme ancora di essere contagiato dal morbo quando acquista carne, mentre il 68 per cento dichiara di non avere questo tipo di timore. L’82 per cento, comunque, è ?ducioso, e pensa che sulla carne acquistata al supermercato siano stati fatti controlli contro l’otto per cento che invece si rivela scettico. In seguito agli allarmi, il 58 per cento dei consumatori, ha dichiarato di essere più attento negli acquisti di carne rispetto ai tempi della mucca pazza, mentre il 35 per cento non ha cambiato le proprie abitudini. Il 30 per cento, però, ammette di aver ridotto i propri consumi di carne e il 79 per cento presta attenzione alla sua provenienza. Il 94 per cento si ?da in?ne delle carni italiane, il 52 per cento di quelle europee e il 26 per cento di bistecche e hamburger in arrivo dagli Stati Uniti. Secondo Paola Testori Coggi, dg per la salute alla Commissione Ue «siamo arrivati alla fase ?nale della completa eradicazione della malattia in Europa». Quanto alle ricadute ?nanziarie delle misure e dei divieti nell’Ue, fondi comunitarie spiegano che bisogna risalire ad uno studio realizzato due anni fa, quando il costo complessivo fu stimato a 98 miliardi di euro.
fonte: Terra – 10 marzo 2011