Dopo lo strappo delle regioni, il governo corre ai ripari per evitare qualsiasi rischio di stop al quinto decreto sul federalismo su fisco regionale e sanità. Mercoledì prossimo Roberto Calderoli incontrerà i governatori. E sul piatto ci sarà anche la richiesta alle regioni di onorare l’impegno sul finanziamento degli ammortizzatori sociali.
Il ministro apre cautamente le porte. Ma i governatori alzano la posta: gli impegni non rispettati da palazzo Chigi per il 2011 – proprio per dare il via libera all’intesa su fisco regionale e sanità – valgono 475 milioni per il trasporto pubblico locale. Con l’aggiunta di altri 957 milioni di tagli per la sanità. A conti fatti, mancherebbero nelle casse regionali quasi 1,5 miliardi.
La trattativa è legata a doppio filo al destino dell’intera riforma federalista. In attesa di conoscere le ricadute della proroga di quattro mesi della delega finora solo annunciata da Calderoli, sta per aprirsi una settimana decisiva per il federalismo regionale.
Si riparte così dall’accordo del 16 dicembre scorso, con cui i governatori hanno dato disco verde all’intesa sul fisco regionale, che prevedeva clausole precise. Finanziariamente le regioni s’aspettavano risposte già col milleproroghe, che però non sono arrivate: 400 milioni per il trasporto pubblico locale e altri 75 milioni, per la stessa voce, sotto forma di esclusione dal patto di stabilità. Intanto i bilanci 2011 per la sanità rischiano di appesantirsi ancora, scaricando i tagli sui cittadini con ticket o meno servizi: da giugno serviranno 475 milioni per il mancato rifinanziamento della soppressione del maxi ticket sulla specialistica; altri 70 milioni sono stati incassati dallo stato col milleproroghe per i tagli sui farmaci. Con una sorpresa in più: il rischio che il governo scarichi sulle regioni i 400 milioni di rifinanziamento del fondo per la non autosufficienza.
Tutto questo solo per il 2011. Perché dal 2012 – ma c’è più tempo davanti per arrivare a una soluzione – i governatori in regola col patto di stabilità interno si aspettano la fiscalizzazione di parte dei tagli da 4,5 miliardi della manovra estiva, a cominciare da quelli (1,2 miliardi) per il trasporto pubblico locale. Dal canto loro le regioni si sono impegnate ad arginare il fenomeno dei falsi invalidi e a cooperare alla lotta all’evasione fiscale. Ma anche – ricorda il governo – a fare la loro parte nel finanziare gli ammortizzatori per la cassa in deroga.
Ma alla meta del federalismo le regioni arrivano in ordine sparso. Con il sud che teme di subire penalizzazioni e il nord che spera di trattenere più risorse. Una diversità di vedute che si spiega anche con le divergenze territoriali di partenza, confermate da una simulazione del “Revisore”, la rivista telematica dell’assessore lombardo al Bilancio Romano Colozzi. Secondo lo studio, nel 2008 (l’ultimo anno disponibile), i cittadini lombardi hanno maturato un credito fiscale pro capite di 3.494 euro. A fronte di 8.328 euro versati allo Stato in tasse ne hanno ricevuti infatti 4.833 in servizi. Completano il podio gli emiliani (1.803 euro di credito pro capite) e i veneti (1.412). Opposta la situazione al sud: Molise (3.451 euro), Calabria (3.057), Basilicata (2.939) e Campania (2.059) hanno incassato più di quanto pagato. Numeri che il governatore lombardo Roberto Formigoni ha commentato così: «La Lombardia non potrà mai accontentarsi di soluzioni placebo, di soluzioni gattopardesche in cui apparentemente tutto cambia per non cambiare nulla. Se il federalismo non è autentico, è meglio dirlo ai cittadini e non farne nulla».
Ilsole24ore.com – 5 marzo 2011