Proibiti, tornano sul mercato grazie a una procedura rapida
Ritirati a seguito della revisione dell’elenco dei principi attivi decisa con la direttiva 91/414/Cee, che all’articolo 5 stabilisce precisi criteri di salubrità ed ecocompatibilità, molti pesticidi tornano sul mercato, grazie a una «procedura accelerata». Come? Una volta che l’Unione europea ha stabilito che trattasi di agrofarmaci pericolosi, le aziende produttrici possono opporsi alla decisione presentando un supplemento di documentazione, che dimostri l’innocuità del fitofarmaco. E, su queste basi, si procede a un riesame, con tempi e procedure che sono decisamente più brevi e semplificate di quelle che portano ad autorizzare un nuovo principio attivo. Ma, anche più veloci di quelle che hanno portato all’esclusione del fitofarmaco in questione dall’elenco dei principi attivi autorizzati. La lista dei pesticidi che potrebbero essere riammessi, aggiornata recentemente dalla direzione generale salute e tutela dei consumatori della Commissione europea, include ben 62 principi attivi per cui è stata richiesta procedura accelerata di reimmissione in commercio, ai sensi del capitolo terzo del regolamento CE 33/2008. Il 19 aprile 2009, nella stessa lista, comparivano solo 19 principi attivi. La revisione complessiva dei principi attivi utilizzabili in agricoltura, all’interno dell’Unione europea, ha portato all’eliminazione del 60% dei principi attivi prima disponibili. In qualche caso si trattava di molecole vecchie e ormai superate, alcune non più in commercio da tempo. In altri casi si proibivano composti largamente utilizzati in campo, ma tossici e pericolosi per l’uomo e l’ambiente, secondo il parere dell’ente europeo per la sicurezza alimentare (Efsa). Le aziende chimiche produttrici ritengono, però, che alcuni di questi principi attivi si possano salvare e hanno scelto di prendere tempo, accettando di revocare volontariamente il prodotto. La revoca volontaria, infatti, non prevede l’eliminazione immediata dal commercio del principio attivo, ma una tabella di marcia stabilita in cui sono fissate date ultime per la sua produzione, la sua commercializzazione e il suo utilizzo da parte degli agricoltori. Un percorso che, a partire dall’ufficializzazione, dura in media due-tre anni, salvo proroghe. Nel frattempo, dopo studio attento dei rilievi dell’Efsa, le ditte predispongono dossier integrativi, che dovrebbero servire a fugare i dubbi degli esperti sulla pericolosità dell’agrofarmaco. Il regolamento CE 33/2008 prevede, quindi, che questi nuovi dossier vengano notificati a uno Stato membro, che opera una prima valutazione, per poi spedire tutta la documentazione a Bruxelles. Dove verrà seguito un percorso valutativo snello e rapido, che spesso porta alla riammissione in commercio del principio attivo anche prima che questo venga effettivamente ritirato dal mercato. È quanto è accaduto, per esempio, per buprofezin e metosulam. Si tratta rispettivamente di un insetticida e di un diserbante. Il buprofezin è stato ritirato con decisione dell’Unione europea il 30 settembre 2008, recepita dall’Italia il 27 aprile 2009 prevedendo la possibilità di commercializzarlo fino al 30 novembre 2009 e di utilizzo da parte degli agricoltori fino al 30 marzo 2010. Con la direttiva 2011/6 del 20 gennaio 2011 il buprofezin è stato riammesso in commercio. Il percorso del metosulam è stato più favorevole. Revocato con decisione della Commissione europea del 5 dicembre 2008, recepita dall’Italia il 24 giugno 2009, la sua produzione doveva terminare il 30 dicembre 2010, poi prorogata dal ministero della salute di un anno. Con la direttiva 2010/91 del 10 dicembre 2010 il metosulam è stato riammesso in commercio ancor prima che la sua produzione dovesse effettivamente terminare. Buprofezin e metosulam erano contemplati nell’elenco pubblicato il 19 aprile 2009 dei principi attivi sottoposti alla procedura di «resubmission» prevista dal regolamento CE 33/2008. Dal dicembre 2010 altri cinque principi attivi hanno seguito le orme di buprofezin e metosulam e vengono così riammessi in commercio dall’Unione europea: cycloxydim, myclobutanil, pyridaben, fenbuconazole e fosfuro di zinco.
fonte: ItaliaOggi – 26/02/201