Il governatore esce dall’inchiesta che ha portato agli arresti di ieri. Era indagato per concussione riguardo alle nomine nelle Asl
Il gip: “Non c’è stata minaccia o costrizione”. Interrogate in tribunale le persone coinvolte nella maxi-inchiesta che ha fatto scattare gli arresti di ieri
Il gip del tribunale di Bari Sergio Di Paola ha archiviato, su richiesta della procura, l’indagine a carico del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Era indagato, assieme ad altre dieci persone, per presunte pressioni politiche, nel 2008, nei confronti dei direttori generali di alcune Asl pugliesi per indurli a nominare direttori amministrativi e sanitari graditi al governo regionale. “Sono molto felice – ha dichiarato Vendola in conferenza stampa – perché dopo anni e anni di intercettazioni telefoniche, di controlli, di radiografia della mia azione di governo, questa è la seconda archiviazione”.
L’archiviazione per il governatore – Il provvedimento è stato depositato ieri. Il governatore dunque esce dall’inchiesta sulla gestione degli appalti e delle nomine. La richiesta dell’archiviazione era stata depositata il 31 marzo scorso. Nell’indagine Vendola era stato indagato per diversi episodi di concussione che la pubblica accusa aveva ritenuto non penalmente rilevanti. La richiesta di archiviazione era stata firmata dai tre pubblici ministeri titolari del fascicolo – Francesco Bretone, Marcello Quercia e Desirè Digeronimo – che hanno condiviso che nell’indagine nei confronti del governatore Vendola e di alcune persone indagate non vi erano elementi per sostenere l’accusa al dibattimento. Oggi la decisione del gip che assolve la condotta del presidente della Regione. Le quattro ipotesi di reato di concussione vanno archiviate perché “in nessuna delle vicende scandagliate ed esaminate risulta positivamente l’esistenza di elementi di fatto riconducibili alle nozioni di ‘minaccia’ o ‘costrizione’ penalmente rilevante”. Così scrive il gip nelle sette pagine del provvedimento. Le accuse archiviate facevano riferimento a presunte pressioni compiute anche da politici e dirigenti regionali sui direttori generali delle Asl, per far nominare da questi direttori amministrativi e sanitari e primari indicati dagli amministratori regionali. Già a gennaio, quando fu iscritto nel registro degli indagati Vendola spiegava in un video i suo comportamenti: “Non ho violato le leggi”.
L’archiviazione riguarda oltre a Vendola, l’allora assessore alla sanità della Regione Puglia e oggi senatore Alberto Tedesco – accusato di sei episodi di concussione e di altri cinque tentativi di concussione (per il quale ieri è stato invece chiesto l’arresto nell’ambito di un altro filone della stessa inchiesta) – e gli ex assessore regionale Mario Loizzo (Pd) e l’assessore del comune di Bari Ludovico Abbaticchio (Pd), accusati di un episodio di concussione ciascuno. Nell’inchiesta archiviata erano coinvolti anche il capo dell’ufficio di gabinetto di Vendola, Francesco Manna, il presidente del consiglio comunale di Triggiano (Bari), Adolfo Schiraldi, e Aldo Sigrisi, consigliere comunale di Terlizzi (Bari), ritenuti vicini politicamente a Tedesco; gli ex direttori generali delle Asl di Bari e Lecce Lea Cosentino e Guido Scoditti, l’imprenditore Francesco Petronella e l’ex capo della segreteria politica di Tedesco, Mario Malcangi. Scoditti e Malcangi sono stati arrestati ieri nell’ambito dell’altro filone.
Tedesco e Decaro si autosospendono dal partito – Nel frattempo, il senatore del Pd travolto dalla richiesta di arresto su cui si pronuncerà la giunta per le autorizzazione a procedere martedì prossimo, ha decisio di autosospendersi dal partito e dal gruppo dei democratici al Senato. “Dopo aver attentamente valutato la situazione determinatasi a seguito delle iniziative giudiziarie che mi riguardano, e per consentire al mio partito, al mio gruppo, e al Senato tutto di valutare con grande serenità ed equità le circostanze e le richieste che sono state avanzate a mio carico, dichiaro di autosospendermi dal partito e dal gruppo senatoriale del Pd”. In conseguenza di questa decisione, il senatore sarà iscritto al gruppo Misto appena avrà notificato la comunicazione ufficiale al Consiglio di presidenza del Senato. Stessa decisione è stata presa dal capogruppo del Pd alla Regione Puglia Antonio Decaro.
La richiesta di arresto per Tedesco – La circostanza che Tedesco, “sia oggi un senatore della Repubblica è già di per sé sintomatica della notevole ed indiscussa influenza che l’indagato può a tutt’oggi esercitare sul tessuto politico e amministrativo, sia a livello locale che nazionale, perpetuando così le medesime condotte illecite realizzate al tempo in cui lo stesso era ai vertici della sanità regionale”. Così la procura di Bari nella richiesta di arresto, condivisa dal gip Giuseppe De Benedictis, inviata al Senato per ottenere l’autorizzazione a procedere per l’ex assessore, che scrive: il senatore del Pd “resta comunque il rappresentante di un partito politico importante che, in virtù dei suoi indiscussi (e si presume tuttora stabili) rapporti non solo con gli imprenditori emersi dalle indagini, ma anche con vari funzionari tuttora in servizio nell’establishment burocratico della sanità pugliese, può ben far sentire ancora il suo peso sulle decisioni di questi ultimi, i quali non sono certo così ingenui da non credere che in un futuro, magari prossimo, Tedesco possieda tutte le carte in regola per tornare ad occupare quello stesso posto”.
In tribunale – Al tribunale di Bari sono in corso dinanzi al gip del tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, sono cominciati gli interrogatori di imprenditori e dirigenti Asl coinvolti a vario titolo nello scandalo della Sanità pugliese, per il quale ieri è stato chiesto l’arresto in carcere del senatore Pd Alberto Tedesco. Saranno sentiti oggi il direttore sanitario Asl Bari, Alessandro Calasso, e il primario di Oculistica dell’ospedale di Terlizzi, Antonio Acquaviva, che sono stati interdetti dall’attività professionale. Si continuerà poi con i cinque destinatari della misra degli arresti: il segretario particolare di Tedesco, Mario Malcangi (in carcere); l’agente di scorta del governatore Nichi Vendola, Paolo Albanese, gli imprenditori della sanità, Giovanni Leonardo Garofoli e Diego Romano Rana; il direttore genrale della Asl di Lecce, Guidi Scoditti.
La Procura aveva chiesto l’arresto di 24 persone ma per 15 di loro il gip ha rigettato la richiesta cautelare; il giudice si è invece riservato di decidere sull’interdizione di Tommaso Antonio Stallone, direttore amministrativo dell’Istituto ‘De Bellis’ di Castellana Grotte (Bari), all’esito dell’interrogatorio cui sarà sottoposto l’indagato
25 febbraio 2011