La ripresa mondiale avanza. L’Italia procede ad un ritmo più lento, anche se l’inizio dell’anno segna una ripartenza. Che però non basta, soprattutto se si confronta la performance italiana con quella tedesca.
«Nel 2010 siamo cresciuti dell’1,1%, nel 2011 cresceremo dell’1,2%. La Germania ha fatto il 3,6%» nel 2010. Il paragone è della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Nel nostro Paese c’è un’emergenza crescita – dice – ma non ci siamo rassegnati a crescere poco»; però, sottolinea, «è necessario fare delle cose» a partire dalla riforma fiscale.
Il numero uno degli industriali ha parlato a Chieti, alla convention delle imprese di Confindustria Abruzzo; all’incontro ha partecipato anche il leader della Cgil, Susanna Camusso. In precedenza il Centro studi di Confindustria aveva diffuso la sua analisi mensile: l’economia italiana, afferma il Csc, «procede meno rapida», a fronte di una ripresa globale che «prosegue a ritmi molto elevati, ma non uniformi», con un «passo molto robusto e in accelerazione», tra gli altri, in Usa e Germania, appunto. In Italia, segnala tuttavia il Centro studi, il Pil «riparte nel primo trimestre 2011, dopo il debole +0,1% nel quarto 2010». Il traino viene sempre dalla domanda estera, mentre «resta stagnante la domanda interna». Anche l’attività industriale, sottolinea il Csc, «ha recuperato slancio» ad inizio anno, dopo lo stop registrato tra l’estate e l’autunno 2010, trainata sempre dall’export.
Il confronto con i sindacati
La Cgil resta scettica, convinta della necessità di provare a dare «una scossa» al governo e al Paese: per questo, dice Camusso, lo sciopero generale si farà in un «momento utile», perché la situazione «è difficile. Siamo preoccupati», spiega.
«Ognuno è libero di fare le proprie scelte – premette il numero uno degli industriali – ma non credo che i problemi si risolvano con lo sciopero generale». Piuttosto, è la convinzione di Marcegaglia, «dobbiamo lavorare insieme e concretamente per aumentare la produttività ed i salari». E il governo, chiede, porti avanti «politiche fiscali sostenibili, politiche per la famiglia e riforme strutturali che ci mettano in condizioni di parità con i partner europei».
«La logica non è quella di rompere, di fare accordi separati, ma vogliamo relazioni sindacali più efficienti e moderne», ha proseguito Marcegaglia, per la quale «non possiamo più permetterci un assenteismo al 10%, falsi malati e aziende che non hanno capacità competitiva».
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Il pacchetto fiscale: aumentare la tassazione sulle rendite e l’Iva, abbassare l’Irap
A Chieti la presidente di Confindustria ha anche illustrato un pacchetto fiscale: «Aumentare la tassazione sulle cose, sull’Iva di qualche punto. Aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie e abbassare la tassazione sulle imprese di qualche punto e togliere la componente del costo del lavoro sull’Irap». «Tutto questo si può fare – ha aggiunto Marcegaglia – ma bisogna farlo subito. Condividiamo la logica della gradualità ma bisogna che ci siano segnali concreti sulla riforma del fisco da subito. Comprendiamo – ha detto ancora – la complessità della cosa ma è venuto il momento di farlo. Vogliamo – ha concluso – vedere l’abbassamento della tassazione su chi tiene in piedi questo paese, ossia imprese e lavoratori».
In Libia la priorità è fermare il genocidio
Sulla questione Libia «siamo di fronte a un genocidio davanti al quale non possiamo stare zitti. Il governo, l’Europa e l’Onu devono prendere una posizione forte», ha detto Marcegaglia, per la quale «è necessario gestire la potenziale emergenza migratoria, ma la priorità è fermare il genocidio». «Siamo un Paese che ha scambi commerciali importanti con la Libia – ha proseguito – La situazione attuale sta portando a un aumento dei costi del petrolio e del gas. La preoccupazione c’è, ma al momento gli stoccaggi sono tranquilli sia per il petrolio che per il gas, fino a giugno».
«Festeggerò il 17 marzo, ma non c’è bisogno di restare a casa»
Ai giornalisti che le chiedevano se avrebbe festeggiato il 17 marzo, la presidente di Confindustria ha risposto «assolutamente». Marcegaglia ha aggiunto che «data la situazione, non c’è bisogno di stare a casa. Si potrebbe anche celebrare lavorando e mandando i nostri figli a scuola, magari per una lezione sui 150 anni dell’Unità d’Italia».
24 febbraio 2011 – ilsole24ore.com