Sbloccate le compensazioni fiscali, che dal prossimo apppuntamento di marzo faranno i conti con le nuove regole introdotte dal decreto legge 78/2010, il ministero dell’Economia è ora alle prese con la difficile istruttoria del provvedimento che avrebbe dovuto attivare, dal 1° gennaio 2011, lo scambio fra le cartelle esattoriali e i crediti vantati dai fornitori della pubblica amministrazione.
Lo stesso Dl 78, infatti, aveva previsto che «i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti, possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo».
Questo meccanismo di compensazione diretta fra obblighi tributari e crediti non tributari – fortemente voluto dal mondo delle imprese – rischia, però, di rimanere al palo per la complessa riorganizzazione amministrativa che comporta e per indubbie questioni di copertura.
Con la manovra varata nel 2010 si era tentato, in effetti, di dare una scossa a enti locali, regioni e aziende del servizio sanitario nazionale in cronico ritardo con i pagamenti per gli appalti e le forniture ricevute. Anche per fare da contrappeso alla stretta sulle cosiddette compensazioni-bancomat che quest’anno ha già dato i suoi frutti facendo risparmiare all’Erario oltre 6 miliardi di euro.
In pratica, con il Dl 78/10 è stato sancito da un lato il diritto per le imprese di utilizzare, a partire dal 2011, i crediti maturati verso la Pa e gli enti locali per saldare i debiti fiscali iscritti a ruolo a loro carico. Dall’altro lato, l’articolo 31 ha stabilizzato la procedura di cessione degli stessi crediti alle banche o agli intermediari finanziari (in precedenza limitata al biennio 2009-2010).
Per poter accedere alla compensazione diretta alle aziende è stato peraltro richiesto di acquisire la certificazione dell’esistenza del credito da parte della stessa amministrazione debitrice. Una certificazione che dovrebbe essere rilasciata entro 20 giorni e che invece molto difficilmente viene concessa, come sottolineano gli operatori.
L’amministrazione finanziaria non nega che la possibilità per i contribuenti di superare i tempi lunghi dei pagamenti della Pa “scambiando” i propri crediti con i debiti fiscali rappresenti una chance per tutto il sistema produttivo. Tuttavia, si teme per i mancati introiti che potrebbero impoverire di colpo le casse statali. Secondo le stime circolate lo scorso anno, i nuovi meccanismi di compensazione extra-tributaria avrebbero potuto rimettere in circolo tra i 60 e i 70 miliardi di euro (40 miliardi nel solo settore sanitario). Non a caso, l’articolo 31 del Dl 78 del 2010 rinvia per le modalità di attuazione delle “nuove” compensazioni a un decreto del ministero dell’Economia «al fine di garantire il rispetto degli equilibri programmati di finanza pubblica».
L’esigenza di preservare questi equilibri, dunque, ha indotto i tecnici di via XX Settembre ad allungare fino a oggi i tempi dell’istruttoria e rischia di lasciarla aperta ancora per molto. Così come prevalenti ragioni di bilancio hanno provocato – come lamentano sempre più imprese – il mancato adeguamento del limite alle compensazioni che, in base al decreto legge 78/2009, avrebbe dovuto essere elevato a 700mila euro all’anno rispetto agli attuali 516mila.
24 febbraio 2011 – ilsole24ore.com