Mozzarelle blu, ricotte rosse, e polli fluorescenti: tecnologi alimentari hanno fatto il punto, oggi a Legnaro (Padova) in un convegno della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva, della Facoltà di Medicina veterinaria di Padova e dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, sui microrganismi alteranti che hanno ‘coloratò i pasti di tanti consumatori.
Dal maggio 2010, quando fu trovata la prima mozzarella blu, a dicembre l’Istituto zooprofilattico delle Venezie ha fatto analisi su 300 campioni sospetti. «La metà degli alimenti segnalati come sospetti – ha precisato l’esperta di Valutazione del Rischio Antonia Ricci – è risultato positivo, con batteri non patogeni per l’uomo, noti da tempo». La questione, ha detto Ricci, «è legata a contaminazione delle acque che si usano per raffreddare gli alimenti, nulla di allarmante. A livello internazionale non è stata fatta una vera e propria valutazione dei rischi perchè queste alterazioni coloranti non hanno effetti sulla salute dell’uomo. Ma in tempi più recenti sui coloranti l’Efsa sta valutando l’esposizione ai coloranti dei consumatori, in particolare dei bambini, nel lungo periodo. Per concludere che ogni singolo alimento non raggiunge una particolare soglia di pericolosità, ma la sovraesposizione della sommatoria di più alimenti, ad esempio col latte addizionato, può portare rischi. Mentre non ci sono studi scientifici che supportano rischi legati a microrganismi alteranti che sono diventati casi di cronaca in quanto batteri resistenti ai normali dosaggi di disinfettanti e che si moltiplicano a temperatura di frigo. Molto più subdola è – ha osservato Ricci – la salmonella che fa più danni con meno clamore». «Applicando le buone pratiche di lavorazione l’industria alimentare – ha concluso il direttore del laboratorio di microbiologia alimentare dell’Istituto delle Venezie Renzo Mioni – si contrastano questi microrganismi alteranti che producono pigmenti colorati, senza creare problematiche sanitarie. Le aziende possono correggere il tiro acidificando il prodotto, igienizzando maggiormente l’ambiente, e soprattutto attraverso clorazione dell’acqua».
Leggonline.it 4 Febbraio 2011