Il 22 dicembre il Governo degli Stati Uniti ha reso note le previsioni per il 2011 sulle intossicazioni alimentari nei 50 Stati della federazione.
Si stima che, in media, un americano su sei soffrirà per colpa di un problema di sicurezza nel cibo. La situazione, però, potrebbe migliorare con l’applicazione del nuovo “Food Safety Bill” che il presidente Obama è riuscito a fare approvare dal Senato il 19 dicembre.
Il Centers for Disease Control and Prevention, basandosi sulle migliaia di analisi eseguite in vari laboratori, interviste telefoniche ai consumatori e calcoli di probabilità, ha pubblicato due rapporti secondo i quali negli USA circa 48 milioni di persone ogni anno sono colpite da “foodborne illness”, patologie causate da alimenti non sicuri, e si prevede che per circa 3mila persone le conseguenze saranno letali.
L’analisi complessiva del rischio è solo parziale, perché le competenze in materia di sicurezza alimentare sono ripartite tra il Ministero dell’agricoltura – incaricato della sorveglianza sulle produzioni agricole e la prima trasformazione alimentare – e la Food and Drug Administration, e le due amministrazioni non condividono i rispettivi database (food safety).
L’analisi è resa difficile anche dal fatto che in circa 38 milioni di casi (4/5 di tutte le intossicazioni alimentari che si verificano in un anno) non sono stati identificati i responsabili patogeni. Sono classificati come “unspecified agents” i patogeni non ancora scoperti o sui quali i dati scarseggiano, ma anche sostanze chimiche. Per esempio, il norovirus, causa di circa 5,5 milioni di casi d’intossicazioni all’anno, provoca sintomi di vomito e diarrea, ma oltre che attraverso gli alimenti può venire trasmesso anche per contatto interpersonale. Altre intossicazioni derivano da batteri – tra i quali la salmonella (1 milione di casi e 378 morti in un anno) e la E. coli (175 mila casi e 20 morti l’anno) – o da parassiti come il toxoplasma (3,9 milioni di casi ogni anno). La listeria, meno comune ma più pericolosa, è stimata causare 1,591 intossicazioni con 255 esiti letali.
Il lavoro svolto dal Center for Disease Control and Prevention (Cdc) è simile a quello del sistema europeo Rasff nel mettere a fuoco l’incidenza dei diversi patogeni sulle varie categorie di alimenti, dando utili indicazioni per indirizzare l’attuazione del nuovo “Food Safety Bill” verso le filiere e i rischi specifici individuati.
Noi in Europa siamo abituati bene per quanto attiene alla sicurezza alimentare. E lo dobbiamo alla solida legislazione sviluppata a partire dal Libro bianco della Commissione europea per la sicurezza degli alimenti (del 12.1.2000) e all’efficace network che la Direzione generale Sanco presso la Commissione europea è riuscita a stabilire con le amministrazioni sanitarie degli Stati membri (in Italia, la Direzione generale sicurezza alimentare e nutrizione) per la gestione dei rischi. Possiamo confidare nella registrazione o autorizzazione degli impianti, oltre che nell’autocontrollo degli operatori del settore alimentare che si realizza mediante applicazione delle buone prassi igieniche e del sistema Haccp (Hazard Analysis on Critical Control Points).
Possiamo anche confidare nel rigore dei controlli pubblici ufficiali, che vedono l’Europa e l’Italia all’avanguardia nella garanzia della conformità di alimenti e mangimi ai più elevati standard di tutela della salute dei consumatori. Infine veniamo anche informati dei rischi emergenti nell’intero Mercato Unico, grazie al sistema di allerta rapido su alimenti, mangimi e materiali a contatto (“Rapid Alert System on Food and Feed”, Rasff).
Se pure fosse sfuggita la notizia di qualche mal di pancia da cibi non del tutto a posto, il nostro sistema (di cui fanno parte, oltre ai 27 Stati membri UE, Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera) ha registrato nel 2009 solo 557 notifiche di allerta. Possiamo dormire tranquilli, dopo una buona cena.
ilfattoalimentare.it – 26 gennaio 2011