La crisi tocca sia quelli da carne che quelli da latte Gli operatori: «Se non si investe altri chiuderanno»
Una crisi nella crisi. Così gli operatori del settore definiscono l’attuale situazione dell’agricoltura. Nel 2010 sono 60 gli allevamenti bovini con più di 5 capi che hanno dovuto chiudere, passando quindi da 1.705 aziende nella provincia di Verona a 1.645. Un trend in linea con quello degli ultimi sette anni, se si considera che dall’inizio del 2004, sono state chiuse 589 stalle: da allora a oggi, si è registrato un calo del 26%.
«La recente crisi internazionale dell’economia si è innestata nella crisi dell’agricoltura italiana, che andava avanti già da diversi anni», commenta Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Verona, «il calo dei consumi, i pagamenti incerti o ritardati, l’aumento dei costi per gli allevatori: sono diversi i fattori che hanno portato a questa situazione! ». E alla chiusura delle aziende, corrisponde una riduzione dei capi allevati, così come risulta dai dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica: nel 2010 si è passati da 221.188 a 217.948 bovini, cioè 3.240 in meno (-1,5%). Elemento ancor più allarmante, se si considera che a scomparire dalle stalle sono stati principalmente i capi giovani (fino ai 12 mesi), scesi di 2.469 unità. Ciò significa che le aziende che sono rimaste, non stanno sfruttando al massimo il proprio potenziale: l’età dei bovini è considerata, infatti, una misura della fiducia degli allevatori, che non sembrano quindi essere ottimisti per il futuro.
Una situazione poco rosea sia per quanto riguarda gli allevamenti da carne, che quelli da latte, come spiega Luciano Pozzerle, presidente Apa (Associazione provinciale allevatori). «Nonostante la chiusura di numerose stalle, la produzione di latte aumenta del 2-3% ogni anno, grazie a piccoli accorgimenti»! , commenta Pozzerle, «il problema è che se le aziend! e non investono, nel giro di due-tre anni saranno costrette a chiudere».
L’unica ancora di salvezza per la zootecnia italiana, secondo il presidente di Apa Verona, è la tracciabilità del prodotto. La Camera ha approvare la legge sull’etichettatura dei prodotti alimentari il 18 gennaio. «È fondamentale per la sopravvivenza dei nostri allevamenti». spiega Pozzerle. È d’accordo anche, Damiano Berzacola, presidente Coldiretti Verona: «Ormai è assodato che la produzione “made in Italy” è quella che dà più sicurezza dal punto di vista della qualità». Secondo Berzacola, il comparto che più ha risentito della crisi, è quello lattiero-caseario. «Il 2009 è stato un anno disastroso, non si riusciva nemmeno a recuperare i costi di produzione», spiega Berzacola, «negli ultimi mesi l’andamento è un po’ migliorato, ci auguriamo che l’emorragia si fermi».
L’Arena – 25 gennaio 2011