Sequestrati cento animali. A finire nei guai un cinese 47enne. Nessuna autorizzazione e condizioni igienico sanitarie spaventose
Un altro allevamento con macello abusivo gestito da un cinese è stato scoperto dai finanzieri della Compagnia di Rovigo a Giacciano con Baruchella, in provincia di Rovigo. Dopo l’operazione dei giorni scorsi nella bassa Veronese, mercoledì sera è venuta alla luce una nuova attività priva di qualsiasi autorizzazione e controllo sanitario.
Baracche in eternit, gabbie nascoste e stalle improvvisate sotto gli alberi, tavolaccio di macellazione che si svolgeva praticamente a cielo aperto. A mettere sull’avviso i militari, impegnati in controlli serrati sull’abusivismo alimentare, proprio le coperture in eternit, nelle vicinanze di un’abitazione in aperta campagna.
Nonostante la zona dove erano custoditi gli animali fosse nascosta da un grande telone di plastica, i loro versi ne hanno rivelato la presenza. A questo punto, su autorizzazione del magistrato, Stefano Longhi, è scattata la perquisizione. Il cinese che abita nella casa, H.J, 47 anni – che, tra l’altro, ha offerto la sua merce ai finanzieri in borghese – gestiva un vero e proprio allevamento: conigli, pavoni, fagiani, piccioni torraioli, galline, oche, tacchini e capre. In tutto cento capi posti sotto sequestro. Sul posto sono intervenuti i veterinari dell’Ulss 18 che hanno riscontrato la presenza di animali “protetti”, come fagiani e piccioni torraioli, destinati alla macellazione.
La convivenza di diverse specie aumentava il rischio che queste contraessero virus anche trasmissibili all’uomo. Il terreno davanti all’abitazione era adibito alla vera e propria macellazione. Sono stati rinvenuti – sopra un tavolo di legno – quali unici attrezzi da lavoro, mannaie, coltelli, forbici e un paiolo per la bollitura dell’animale. Mancavano storditori o procedure per limitare le sofferenze. Il cinese è stato denunciato per commercio di sostanze alimentari pericolose e per macellazione abusiva.
La mancata comunicazione alle autorità sanitarie di un allevamento, impedisce, di fatto, l’esecuzione periodica dei prelievi per effettuare le analisi necessarie a escludere rischi di malattie (anche trasmissibili all’uomo) quali la Bse e l’aviaria. Proseguono le indagini per accertare la provenienza degli animali e la destinazione delle carni macellate. Sembra comunque che queste fossero vendute anche direttamente ai privati.
Il Gazzettino – 21 gennaio 2011