La sera del 19 marzo il laboratorio comunica per telefono al veterinario il risultato delle ricerche. La voce è percorsa dall’inquietudine. “I dosaggi precisi non sono ancora stati verificati,ci vorranno ancora alcune settimane prima di essere certi, ma fin da ora sappiamo che nei campioni che ci ha consegnato è presente una grande quantità di diossina. La situazione è grave. Le faremo sapere al piu’ presto. Nelle galline ovaiole c’è la diossina e quelle uova stanno circolando per ogni dove.”
Le righe in corsivo sono tratte dal libro “Il cibo impazzito. Il caso europeo della contraffazione alimentare” in cui Jean Claude Jaillette ricostruisce la vicenda dello scandalo diossina che risale al 1999. Sappiamo come andarono le cose. Il veterinario incaricato della pubblica sanità belga pur raggiunto dalla telefonata inquietante non avviserà le autorità convinto che si tratti di un incidente isolato e sopraffatto da interessi personali. Si scoprirà poi che fu solo uno degli autori dei ritardi di comunicazione tra le varie autorità sanitarie, seguiranno altri silenzi che porteranno poi allo scandalo diossina di piu’ di dieci anni fa.
A leggere cosa è accaduto in Germania negli ultimi giorni per la vicenda uova, allevamenti avicoli, diossina, cosa commentare? Di nuovo pratiche fraudolente, ritardi di comunicazione proprio tra gli addetti ai lavori, tra le varie autorità sanitarie, di nuovo silenzi.
Quante volte in Italia e in Europa abbiamo sentito parlare di diossina negli ultimi anni?
Ricordiamo tutti vicenda del 2008 che coinvolse allevamenti suini in Irlanda. In Italia invece furono le mozzarelle a occupare le cronache. Andando indietro negli anni, ricordiamo la contaminazione del 2004 quando all’inizio di novembre si scoprirono mangimi contaminati e l’allarme alimentare colpì Olanda, Germania e Belgio.
Ma non sempre gli alert giungono all’attenzione dei media. E ce lo dimostra l’archivio del Rapid Alert System for Food and Feed, RASFF in cui possiamo ricostruire la cronologia dei vari episodi. Fate come me, andate sul sito del RASFF e cercate il termine “dioxins” , avrete così davanti l’elenco delle notifiche degli ultimi 10 anni.
Il Bollettino RASFF riporta ben 156 segnalazioni in cui sono state rilevate quantità di diossina superiori ai limiti consentiti con valori molto diversi tra di loro.
Cosa emerge? Che la maggior parte delle segnalazioni riguardano mangimi animali.
– Solo 56 notifiche infatti riguardano alimenti destinati all’alimentazione umana.
– Molti i paesi europei sono stati interessati.
– Diversi prodotti animali e vegetali sono presenti nell’elenco oltre a supplementi alimentari.
Partiamo dal 1999 per una brevissima sintesi.
– 1999 L’allarme mangimi contaminati dalla diossina coinvolge polli e uova. La contaminazione parte dal Belgio: la quantità di diossina scoperta negli animali da allevamento era 500 volte superiore a quella che l’Organizzazione mondiale della Sanità indica come “tollerabile” dall’organismo umano. Le fabbriche di mangimi “Verkest” e “Fogra” che si occupava di riciclaggio di grassi animali e vegetali alla base di tutto.
– 2002 Ancora diossina in mangimi per pesci. Sempre nel 2002 si scoprono supplementi di fish oils contaminati.
-2003: Una inchiesta su mangimi tedeschi rivela di nuovo contaminazioni da livelli di diossina fino al 17 volte più elevati rispetto alla soglia accettabile. In Italia sequestrate migliaia di capi tra bovini, bufale e ovicaprini, nell’ambito dei controlli disposti dalla Regione Campania per la ricerca di tracce di diossina nel latte.
-2004 All’inizio di novembre un nuovo allarme alimentare colpisce Olanda, Germania e Belgio,dove si scoprono mangimi contaminati.
-2005 E’ coinvolta la Francia, ancora diossina in mangimi per pesci.
– 2006 Di nuovo supplementi di fish oils contaminati, provenienza Svizzera e Francia.
– 2007 E’ la gomma di guar importata dall’India a risultare contaminata. L’alert coinvolge diverse aziende del settore caseario e vengono sequestrati vari tipi di yogurth in diversi paesi europei.
Nello stesso anno si susseguono alert che riguardano contaminazioni di fegato di merluzzo e olio di fegato di merluzzo provenienti dalla Danimarca.
– 2008 Il 2008 è ricordato soprattutto per mangimi contaminati e allevamenti suini in Irlanda. Ma è quello che abbiamo saputo noi consumatori.
Ai primi dell’anno diossine vengono rilevate in mangimi per pesci in Danimarca. In Italia scattano indagini sulle mozzarelle campane. A fine anno segnalazioni di diossina in olio d’oliva proveniente dalla Tunisia e nel solfato di rame dalla Federazione Russa.
– 2009 Ai primi dell’anno di nuovo diossine in mangimi per pesci in Danimarca. Nei mesi successivi ricompare la diossina in olio di fegato di merluzzo proveniente dalla Polonia e in campioni di fegato di coda di rospo (Lophius piscatorius) dagli USA.
– 2010 A febbraio diossine vengono rilevate in olio di palma idrogenato dalla Spagna. A giugno è la volta delle uove biologiche in Germania. La diossina viene trovata anche nel palmitato della vitamina A proveniente dalla Cina e usato per integrare mangimi in Germania.
In Italia si scoprono semi contaminati di girasole destinati alla produzione di mangimi. Alert per uova contaminate in Francia, un mese prima erano proseguiti gli alert sull’olio di fegato di merluzzo proveniente dalla Polonia e in sardine congelate.
-2011- Arriviamo cosi velocemente alle vicende degli ultimi giorni. Di nuovo mangime contaminato perché è stato utilizzato olio che non dovrebbe essere impiegato nella filiera agroalimentare”.
Cosa ha stabilito il comitato scientifico dell’alimentazione umana dell’Unione Europea nel 2001? ha stabilito un valore cumulativo per la dose tollerabile settimanale di diossine pari a 14 picogrammi (pg) di equivalente tossico (TEQ toxicity equivalence) per chilogrammo di peso corporeo. Tale valore è stato ripreso dal Report EFSA del 2004. E’ stato calcolato che l’assunzione settimanale media di diossine con la dieta nell’Unione Europea è compresa tra 8,4 e 21 pg di TEQ/kg di peso corporeo/settimana. (EFSA,2004). Quindi una parte della popolazione risulta sovraesposta alle diossine.
E’ da sottolineare che concentrazioni ambientali e l’esposizione umana negli ultimi anni sono in declino grazie agli sforzi che si stanno effettuando sia sul piano produttivo sia normativo.
Gianna Ferretti – ilfattoalimentare.it
13 gennaio 2011