Scambio di note tra la Fnovi e la Direzione Generale delle Risorse Umane e delle Professioni Sanitarie del Ministero della Salute che, come ogni anno, deve provvedere alla rilevazione del fabbisogno per il Servizio Sanitario Nazionale, anche suddiviso per regioni, in ordine alle professioni sanitarie soggette alla sua vigilanza.
La Federazione ha quindi comunicato le stimate necessità di personale per l’anno 2011 e nella stima del fabbisogno ha preso in considerazione il turnover generazionale, e la conseguente cessazione dell’attività professionale, che è stato valutato nella misura del 2,1% del totale degli iscritti.
La suddetta previsione è stata ricavata dal progetto di ricerca e monitoraggio dal titolo “Professione veterinaria in Italia: modalità di accesso e inserimento” che la Federazione ha commissionato a Nomisma, società di studi economici, ed ha presentato lo scorso marzo 2010.
Nello studio si sono raccolti dati statisticamente significativi relativi ai primi 10 anni di attività professionale. Dai dati rilevati nello studio si osserva che la prima occupazione (intesa come un qualsiasi prima occupazione anche per un numero limitato di ore/mese) arriva dopo un periodo superiore a 24 mesi e, per l’11,7% degli intervistati, la prima qualsiasi occupazione, anche parziale, arriva dopo 5 anni. Il medico veterinario è quindi costretto, quando possibile, a svolgere più attività, comprese quelle non medico veterinarie. Il reddito medio dei medici veterinari iscritti agli ordini negli ultimi 10 anni è di 868 euro/mese. Solo il 21% degli intervistati ritiene soddisfatte le proprie aspettative professionali.
Nello studio è evidente che la professione è precaria, il mercato non valorizza le competenze, è necessario modificare il sistema universitario e il mercato professionale nei prossimi 10 anni peggiorerà (con un indice negativo pari a -25%).
La previsione va considerata anche nel medio e lungo termine dato che oltre il 65% degli iscritti attuali ha meno di 50 anni e che l’età pensionabile si sta elevando anche in previsione della riforma del sistema pensionistico. Il valore percentuale così acquisito è stato quindi distribuito tra le Regioni in ragione dell’incidenza percentuale del numero dei loro iscritti sul numero totale nazionale di iscritti all’Albo professionale.
Il numero totale (e le proiezioni regionali) è riassuntivo dei bisogni del SSN e della libera professione ed è da ritenersi complessivo.
Fonte: Fnovi
12 gennaio 2011