Dalle galline ‘l’affaire diossina’ si allarga alla carne di maiale. Non si ferma, anzi accelera, lo scandalo dei mangimi alla diossina che sta coinvolgendo migliaia di allevamenti tedeschi. Le autorità di Berlino hanno bloccato 500 allevamenti. Per l’Italia nessun rischio anche se nell’ultimo anno è cresciuto l’import (+12%) di carne suina dalla Germania.
Dopo le uova ora si scopre che anche nella carne di maiale proveniente dalla Germania è presente la diossina ben oltre i limiti stabiliti. Le autorità tedesche hanno infatti scoperto ieri analizzando alcuni campioni provenienti da un allevamento in Bassa Sassonia (la Regione più colpita dallo scandalo) di livelli di diossina superiori più del 50% rispetto al limite. Nonostante le rassicurazioni del governo guidato da Angela Merkel sul fatto che si tratta di un caso isolato riferibile all’azienda “Harles und Jentzsch”, rea di aver utilizzato acidi grassi contenenti diossina per produrre mangime per animali, lo scandalo rischia di coinvolgere tutta la filiera agroalimentare tedesca e non solo. Le accuse rivolte al Governo sono quelle di scarso rigore nelle ispezioni. I produttori italiani rassicurano i consumatori. “Gli allevamenti suinicoli italiani – afferma il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni – da sempre sono sottoposti a severi e capillari controlli. Il prodotto nazionale è quindi sicuro e dà le più alte garanzie di qualità e salubrità”. Per Vecchioni bisogna però il caso diossina “deve far riflettere ed indurre ad imboccare in tutti i settori produttivi la strada della tracciabilità di ogni fase, dalla razione alimentare degli animali fino alla distribuzione delle carni e dei trasformati”. Sulla stessa linea la Cia che sottolinea come “le produzioni “made in Italy” che sono sicure e garantite” anche se “bisogna immediatamente rafforzare i controlli alle frontiere e bloccare tutti i prodotti di maiale (carni fresche, congelate e lavorate e suini vivi) “a rischio diossina” provenienti dalla Germania. Allo stesso tempo occorre ritirare dal mercato la merce sospetta a tutela dei consumatori”. Da qui, per la Cia “l’impellente necessità di una chiara etichetta d’origine che permetta di individuare subito la provenienza che nel nostro Paese dovrebbe essere tra breve una positiva realtà, mentre l’Ue su questo aspetto continua ad avere un atteggiamento incomprensibile”. Anche la Coldiretti critica l’inerzia europea e loda l’iniziativa del Governo italiano per l’approvazione definitiva prevista per il 18 gennaio del disegno di legge in materia di etichettatura alimentare. “È una risposta concreta del nostro Paese – afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini – ad una emergenza che sta raggiungendo dimensioni inquietanti”, che ha sottolineato come “questa nuova emergenza cozza clamorosamente con la inerzia comunitaria, riaffermata ancora pochi giorni fa dove, nonostante il parere favorevole del Parlamento Europeo espressione dei cittadini, il Consiglio Europeo dei Ministri della salute (con la sola eccezione dell’Italia e pochi altri paesi) ha espresso contrarietà all’etichetta obbligatoria europea con l’origine degli alimenti. Secondo l’Ue, ci verrebbe da pensare, che con una chiara etichettatura lederemmo gli interessi commerciali di quei “delinquenti” che fabbricano alimenti zootecnici con “olio bruciato di motori”, ovvero di quel mercato di carne, latte e uova che avvelena le nostre tavole e uccide le nostre imprese oneste”.
Quotidianosanità.it
12 gennaio 2011