Si salvano solo i neoeletti e qualche tradizionale primatista del consenso. Per tutti gli altri è pollice verso: il favore degli elettori è in calo, le maggioranze (quando ci sono) sono sempre più risicate e, soprattutto in Sicilia, la flessione si trasforma in un crollo.
A sindaci (con qualche parziale eccezione), presidenti di provincia e governatori l’edizione 2010 del Governance Poll non fa sconti: in particolare, 11 presidenti di regione su 18 perdono consensi, e il podio è tutto riservato a personaggi nuovi nella poltrona di presidente. Nelle province, perdono terreno rispetto alle elezioni 57 presidenti su 106 (due enti sono commissariati); in media le cadute sono molto più consistenti delle risalite, e nel complesso i presidenti in carica ottengono 141 punti in meno rispetto a quelli raccolti nelle urne.
A guidare i governatori è il leghista Luca Zaia, che nonostante le polemiche sullo scambio di ruoli è riuscito a far crescere di alcuni punti il consenso ottenuto l’anno scorso dal suo predecessore. L’allora presidente Giancarlo Galan tagliò per primo il traguardo del Governance Poll 2009, ma nonostante la mobilitazione di una parte del Pdl veneto non riuscì a salvare la sua carica dallo scambio con Zaia già deciso dai vertici di Lega e Pdl. Ora il neogovernatore non sembra far rimpiangere questa scelta: il 62% che lo proietta al primo posto in classifica migliora dell’1,8% il risultato uscito a marzo dalle urne, e segna un + 6 per cento rispetto alla performance 2009 di Galan. In provincia primeggia invece il presidente di Caserta, Mimì Zinzi, politico di lungo corso, già consigliere regionale per tre mandati e parlamentare europeo.
A spingere Zaia è anche il ruolo legato alla gestione dell’emergenza alluvione; l’atteggiamento duro di Zaia, che fin dai primi giorni di novembre ha minacciato la rivolta fiscale se non fossero arrivati subito aiuti dal governo e poi, nel ruolo di commissario straordinario, ha operato in prima persona nella ricognizione dei danni e nel monitoraggio degli sconti fiscali, ha prima condensato un appoggio bipartisan, che ha coinvolto anche sindaci di centrosinistra come Zanonato (Padova) e Variati (Vicenza), ed evidentemente sta producendo risultati anche nel rapporto con i cittadini.
I sondaggi che si sono moltiplicati dopo l’emergere del “rischio-voto” a marzo, del resto, sono concordi nell’indicare una Lega in grande forma al Nord, e anche questo fattore più generale concorre a far volare Zaia. Lo stesso vento, almeno per ora, non sembra però gonfiare le vele di Roberto Cota in Piemonte; il leghista novarese migliora la propria performance rispetto alla lotta all’ultimo voto che lo scorso marzo lo ha opposto all’uscente Mercedes Bresso, ma non va oltre l’11esimo posto in graduatoria con l’appoggio del 50% esatto degli elettori. Sullo stesso scalino dell’ex capogruppo del Carroccio alla camera siede un altro nome che si rivela poco aiutato dal suo protagonismo sulla scena politica nazionale. La candidatura alle primarie del Pd e la sfida a Bersani non hanno infatti arricchito la dote di Nichi Vendola, che rimane sui livelli abituali: nel Governance Poll 2009 aveva ottenuto il 49%, confermato dal 48,7% raccolto nelle urne, e quest’anno non va oltre il 50%.
La classifica dei governatori è chiusa dal molisano Michele Iorio, che condivide l’ultimo gradino con l’abruzzese Giovanni Chiodi e il sardo Ugo Cappellacci (tutti del Pdl). Performance modeste caratterizzano anche Renata Polverini nel Lazio e Riccardo Caldoro in Campania, segno che non è facile tenere in salute il consenso mentre il deficit della sanità gonfia le aliquote del fisco locale e impone dibattiti dolorosi sugli ospedali da chiudere e le strutture da razionalizzare.
Il confronto con il passato, però, penalizza soprattutto il siciliano Raffaele Lombardo, che perde oltre 15 punti rispetto ai livelli ottenuti due anni fa sia alle elezioni sia nel Governance Poll (Lombardo fu il più apprezzato nella rilevazione 2008). La vicenda di Lombardo, alla guida della sua quarta maggioranza dopo aver “scaricato” il Pdl ed essersi alleato con il Pd, è però solo l’epicentro di un terremoto di consensi che si è scatenato in tutta la politica siciliana: anche tra i presidenti di provincia le flessioni più pesanti rispetto al giorno delle elezioni si concentrano tutte sull’isola, da Messina (Nanni Ricevuto perde il 19,4%) a Palermo, Siracusa, Agrigento e Trapani. Il crollo coinvolge anche Catania, guidata da Giuseppe Castiglione, presidente dell’Upi e uomo forte del Pdl «lealista» opposto a Lombardo, che perde quasi 18 punti rispetto al voto del 2008: l’esplosione del Pdl, nella lotta con il governatore e in quella sfociata nella creazione di Forza del Sud di Gianfranco Micciché, non salvano nessuno e fanno dimenticare il tutto esaurito che il centrodestra era riuscito ad assicurarsi solo due anni fa.
Ilsole24ore.com
10 gennaio 2011