Sono tante le storie di uomini e donne travolti dalle nuove regole sulla ricongiunzione proprio quando erano arrivati alla soglia della pensione. Telefonici ed elettrici sono uniti dallo stesso destino.
Serafino e Maria, ormai a 35 anni di versamenti, offrono due classici casi di di contribuzione “mista”: il primo ha versato i contributi all’Inps (Fondo pensione lavoratori dipendenti dell’assicurazione generale obbligatoria), poi al fondo Telefonici e, quando questo fondo è stato soppresso (legge 488/99, Finanziaria del 2000), è tornato all’istituto di previdenza. Maria, dipendente di un’azienda elettrica, ha versato i contributi prima all’Inps e poi al Fondo elettrici (anch’esso soppresso).
Serafino e Maria si sono fatti due calcoli. E hanno capito che la pensione potrebbe essere a portata di mano, perché basterebbe giocarsi la carta del ricongiungimento dei contributi. La storia si conclude però con una spiacevole sorpresa e il morale di entrambi a pezzi.
La manovra correttiva (legge 122/2010, di conversione del decreto legge 78) ha infatti cambiato le regole in materia di ricongiunzione.
Prima di allora, i lavoratori con posizione mista avevano due possibilità: o ricongiungere, a pagamento, la posizione del fondo Inps in quello Telefonici o trasferire, gratuitamente, la propria posizione contributiva dal fondo Telefonici a quello dei dipendenti Inps. Dal 1° luglio 2010 le regole sono cambiate: questa seconda operazione non è più gratuita.
Non sono in pochi gli aspiranti pensionati con le spalle al muro. Se vogliono andare in pensione devono ricongiungere i contributi, ma per farlo devono mettere mano al portafoglio. Francesco Baldassarri, del patronato Inca Cgil, dice che «l’operazione potrebbe costare da 70mila a 200mila euro». C’è però un’alternativa, almeno per ora. L’unica soluzione non onerosa, ancora per quest’anno, è infatti la totalizzazione con 40 anni di contributi. In questo caso, tuttavia, Serafino e Maria avranno diritto alla pensione con il cumulo delle due gestioni, calcolate entrambe con il sistema contributivo. Il che significa, spiega ancora Baldassarri, un taglio nell’ordine del 40% nell’assegno che avrebbero ricevuto dal fondo di categoria o dall’assicurazione generale obbligatoria.
Non solo: sempre ragionando su questa ipotesi, il lavoratore avrebbe già dovuto dire addio a tre mensilità (ottobre, novembre e dicembre): ancora per tutto il 2010 è infatti possibile chiedere la decorrenza della domanda in totalizzazione dal mese successivo alla maturazione dei requisiti. Dal 2011, ha previsto sempre la manovra correttiva, questa possibilità è venuta meno, ed è stata introdotta anche per le pensioni in totalizzazione una finestra di attesa (18 mesi dalla maturazione dei requisiti). Con la conseguenza che, alla prova dei fatti, la totalizzazione cessa di essere un’alternativa alla ricongiunzione onerosa.
Ilsole24ore.com
30 dicembre 2010