L’assessore regionale interviene dopo la richiesta di archiviazione del fascicolo sul mancato arrivo del chirurgo-senatore al Sant’Orsola (per i magistrati non vi fu reato, ma motivi politici): “Noi non interferimmo e mai lo faremo”
“Siamo d’accordo con il senatore Ignazio Marino, un professionista ed un politico al quale va tutta la nostra stima: i partiti devono restare fuori dalla gestione della sanità”. L’assessore regionale Carlo Lusenti liquida la faccenda del contratto al chirurgo di fama, che secondo la procura era venuto meno per “ragioni politiche”, cioè perché Marino si era schierato contro Pierluigi Bersani. Lusenti è d’accordo con Marino, ma utilizza e stravolge la sua frase del giorno prima. Dopo che il pm Luca Tampieri aveva censurato, sulla base di una intercettazione telefonica ambigua, il comportamento della direzione generale del Sant’Orsola (ai tempi di Augusto Cavina), Marino aveva dichiarato: “Le affermazioni della procura sono affermazioni rilevanti che spingono a riaffermare che la politica debba stare lontana dalla sanità”. E’ proprio così, risponde Lusenti. Nel senso che “non abbiamo interferito riguardo alla sua vicenda con il Sant’Orsola e non intendiamo nemmeno in futuro interferire su questioni che riguardano l’organizzazione dei servizi e dei processi di cura. Non è il nostro stile”. Spiega più nel dettaglio Lusenti che “la giunta regionale si occupa della programmazione e del governo della sanità, mentre l’organizzazione dei servizi e la scelta dei professionisti a cui affidare specifiche responsabilità riguarda l’autonomia aziendale”. Tutto ciò “è alla base del modo di operare della Regione e delle aziende sanitarie”.
Tutti oggi stanno con Cavina. Come il suo successore, Sergio Venturi, che non vorrebbe parlare del caso (lui non c’era) ma è della stessa idea. Non è per nulla convinto della conclusione della Procura: “Ritengo improbabile, se non impossibile, che ci siano state delle pressioni di quel genere. A me non è mai successo che mi fosse indicato un primario né ora né quando ero a Parma. Non ho mai nemmeno avuto la sensazione che qualcuno mi desse dei suggerimenti del genere. Ho sentito Cavina e l’ho trovato molto risentito per la vicenda. Avrà le sue buone ragioni”. Pur nel rispetto della magistratura, difende Cavina dalle “accuse” (il pm non ha comunque ravvisato reati) anche Salvatore Lumia, sindacalista medico del Sant’Orsola ed ex capogruppo Idv in Comune. “Bene ha fatto Cavina a rinunciare a Marino – dice Lumia – Marino avrebbe portato pazienti da fuori città, in una situazione di risorse bloccate come quella in cui si trova il Sant’Orsola non avrebbe fatto altro che ridurre ulteriormente le capacità chirurgiche”. Questo avrebbe comportato “gravi ripercussioni sulla professione dei medici che da anni vedono bloccate le loro aspettative di carriera dai sempre frequenti nuovi arrivi di professionisti da altre esperienze cliniche”. Va registrato il commento di Angelo Rambaldi di “Bologna al Centro”. Critica il pm perché “una volta che si accerta l’assenza di un reato meglio sarebbe chiudere con un approccio privo di osservazioni di tipo morale ed etico” e contesta che un magistrato possa valutare le capacità di un chirurgo. Ma Rambaldi poi vorrebbe sapere invece “quali furono le ragioni che all’inizio di questa vicenda portarono la Regione a ritenere opportuna una collaborazione fra Marino e il Policlinico”. Il caso intanto arriva in Parlamento col deputato Pdl Fabio Garagnani che parla di “malasanità” invoca una ispezione ministeriale e chiede una commissione d’inchiesta.
Repubblica.it
29 dicembre 2010