Il gup ha anche stabilito una provvisionale di 40 mila euro da liquidare come risarcimento danni alla vittima, costituta arte civile
Condanna a dieci anni di carcere per il tunisino di 22 anni arrestato lo scorso marzo per la violenza sessuale ai danni di una dottoressa di mezza età in servizio notturno alla guardia medica di Scicli. Anis Khalifa (nella foto), difeso dall´avvocato Francesco Giardina, è stato giudicato in udienza preliminare con il rito abbreviato, che ha consentito all’imputato di beneficiare della riduzione di un terzo della pena.
La condanna è stata inflitta dal gup Patricia Di Marco, che ha anche stabilito una provvisionale di 40 mila euro da liquidare come risarcimento danni alla vittima, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Luigi Piccione. Il gup ha accolto la richiesta del procuratore Francesco Puleio, che aveva contestato al tunisino i reati di violenza sessuale aggravata, rapina aggravata, lesioni personali aggravate, porto illegale di oggetti atti ad offendere aggravato e violazione di domicilio aggravata.
Il tunisino, dopo aver sfondato con un calcio la porta della guardia medica, dove si trovava solo la dottoressa, l’aveva stuprata, picchiata e derubata, minacciandola con un’arma impropria. Nella colluttazione, la donna era caduta malamente, fratturandosi una gamba. Ancora oggi la vittima porta le stampelle. Il dna di Khalifa, stando all’esame effettuato dal Ris, era lo stesso di quello ricavato dalle tracce organiche raccolte dalla scientifica nella guardia medica e addosso alla vittima.
L’esito dell’incidente probatorio aveva quindi inchiodato alle proprie responsabilità il bracciante agricolo con il permesso di soggiorno scaduto da poco, che era fuggito in Francia dopo aver abusato della donna. L’immigrato era stato bloccato dalla gendarmeria in un albergo di Tolone. Khalifa stava per imbarcarsi per la Tunisia, dopo aver compiuto un ampio giro, per evitare d’essere individuato.
Il tunisino era stato alla fine bloccato anche grazie alle segnalazioni delle comunità islamiche sparse per l’Italia, e alle quali l’immigrato si era appoggiato per far perdere le sue tracce. La polizia d’oltralpe, dopo aver individuato il tunisino, lo aveva respinto in Italia perché clandestino. Khalifa era stato rinchiuso nel carcere di San Remo prima, e in quello di Ragusa poi, dove sta scontando la pena. Le indagini dei Carabinieri erano state estese in ambito internazionale, grazie alla foto del sospettato diramata dagli stessi militari, dopo che la vittima aveva riconosciuto in quel volto l’aggressore di quella tragica notte.
Corrierediragusa.it
23 dicembre 2010