Una verifica attenta dei project financing in corso in sanità, la rinegoziazione dei contratti nelle parti più vessatorie, il riesame di quelli ancora in itinere
O che possono essere sospesi o rivisti e, da ultimo, l’obbligo di una specifica autorizzazione del governo regionale per porre la firma a nuovi contratti/convenzioni stipulati con la finanza di progetto sono i “paletti” che la commissione regionale Sanità, presieduta da Leonardo Padrin, pone al governo regionale per ogni iniziativa di edilizia sanitaria affidata al capitale privato. I punti fermi sono indicati nel documento approvato oggi all’unanimità dalla commissione del Consiglio veneto che ha fatto così sintesi del puntuale lavoro di analisi e approfondimento condotto sui project financing avviati in Veneto dall’Ulss 12 per il nuovo Ospedale di Mestre, dall’Ulss 8 per gli ospedali di Castelfranco e Montebelluna, dall’Ulss 4 per il nuovo polo unico dell’Alto Vicentino, dall’Azienda universitaria integrata di Verona per i due poli di Borgo Trento e Borgo Roma e dall’Ulss 17 per il nuovo ospedale unico della Bassa Padovana.La commissione chiede, pertanto, all’assessore alla Sanità e alla Giunta regionale di 1) verificare e rinegoziare, se possibile, i project attualmente attivi; 2) sospendere e riesaminare quelli ancora in corso; 3) condizionare l’approvazione di nuovi contratti all’autorizzazione della Giunta regionale che, con propria delibera, dovrà dettagliare tutte le norme contrattuali; 4) costituire in Regione un “nucleo altamente qualificato di personale tecnico” che supporti le singole Ulss nel rapporto con gli investitori privati; 5) valutare la convenienza di assegnare per un periodo molto lungo (anche trent’anni) la gestione di servizi non sanitari; 6) fare in modo che l’impegno finanziario per pagare il canone del project non incida sulla qualità e sulla quantità delle prestazioni erogate ai cittadini, in modo da evitare eventuali disparità di trattamento all’interno della stessa Ulss o tra le diverse Ulss.”La commissione – spiega il presidente Padrin – intende inoltre presentare una norma di legge, da inserire nel collegato alla legge finanziaria in materia di sanità, che preveda il parere obbligatorio dell’organo consiliare sulla scelta di edificare nuovi ospedali. E proporremo anche, in aggiunta alle indicazioni votate oggi, una forma di monitoraggio annuale dei project financing in sanità, al fine di quantificare puntualmente, anno dopo anno, i costi sostenuti e gli oneri futuri”.Con il provvedimento odierno la commissione Sanità ha “fotografato” i punti di maggior criticità del ricorso alla finanza di progetto. In particolare i punti definiti più “allarmanti” riguardano la durata del vincolo (fino a trent’anni nel caso dell’Ulss 12 di Venezia), l’assenza di una clausola di riscatto anticipato qualora il concedente (Ulss e/o Regione) vogliano riappropriarsi prima dei termini contrattuali del bene edificato dai privati, l’incidenza dell’Iva al 20 per cento su canone di disponibilità e canone sui servizi, la sottrazione di risorse dai fondi vincolati per l’assistenza sanitaria di base per far fronte all’ammortamento di investimenti edilizi e tecnologici, e, infine, la presenza di clausole “capestro” per le aziende pubbliche a tutto vantaggio dei concessionari privati.”Siamo orgogliosi del lavoro svolto, perché è la prima volta che si analizzano, con metodo induttivo – chiarisce Padrin – vantaggi e svantaggi dell’applicazione dello strumento del project financing in sanità. Il ricorso alla finanza di progetto non va demonizzato, però rappresenta uno strumento da utilizzare con grande cautela, supportando con adeguate professionalità tecniche, giuridiche e finanziarie le aziende sanitarie che vi facciano ricorso. Altrimenti il rischio è che, di fronte alle offerte e alla capacità negoziale dei grandi investitori privati, i manager della sanità pubblica che devono misurarsi con un project siano come Davide di fronte a Golia”.