Blocco delle retribuzioni individuali e congelamento del contratto; prelievo superiore del 5% e del 10% sulle retribuzioni superiori a 90 mila e 150 mila euro; incarichi aggiuntivi non retribuiti. Ecco gli aspetti più controversi delle leggi per riformare il pubblico impiego, denunciate questa mattina a Roma dai dirigenti pubblici.
La Confederazione sindacale medici e dirigenti, si è riunita questa mattina a Roma, presso la sede dell’Enpam di via Torino, per denunciare tutti gli aspetti punitivi delle leggi oggi in vigore per riformare il pubblico impiego. La Cosmed, che con i suoi 30 mila iscritti rappresenta la principale Confederazione della dirigenza del pubblico impiego, ha promosso questo seminario di studi con l’obiettivo di far superare tutti i pregiudizi sulla pubblica amministrazione, spesso dovuti ad un “accesa ed inarrestabile campagna denigratoria”. In particolare ci si è voluti soffermare sulle ripercussioni della legge Brunetta 150 del 2009 e sulla manovra economica dello scorso luglio (legge 122) sui dipendenti pubblici.
Il pregiudizio che si vuole diffondere – secondo il parere della Cosmed – è che il settore del pubblico impiego sia la principale causa del dissesto pubblico e degli eccessi di spesa, non facendo trapelare che, da un confronto con gli altri Paesi, risulta che in Italia il costo annuo per contribuente del lavoro pubblico è addirittura inferiore.
La Confederazione sindacale si è detta anche intenzionata a denunciare gli elementi che si prestano ad un profilo di illegittimità costituzionale, ed in particolare quella disposizione che sottopone tutti gli incarichi dirigenziali alla discrezionalità del direttore generale e dunque della politica, senza tenere in conto il valore, la valutazione e le competenze professionali.
Il sindacato, proprio per tutelare i suoi iscritti, ha fatto sapere di aver aperto uno sportello legale per poter offrire il supporto sindacale alle iniziative per quanti subiranno danni derivanti dall’applicazione delle due leggi fino a chiedere l’intervento della Corte Costituzionale.
Ecco in sintesi gli interventi dei protagonisti della giornata.
Costantino Troise, segretario generale Cosmed. La nostra è una protesta contro una manovra iniqua che ha danneggiato pesantemente i dirigenti del pubblico impiego. Il taglio dei trasferimenti agli enti locali, le leggi mirate a danneggiare una categoria ritenuta “di parassiti”, i continui attacchi verbali, sono stati i pilastri di vera e propria “controriforma” portata avanti dal ministro Brunetta. Nonostante le campagne denigratorie volte a farci passare come una categoria di parassiti, dobbiamo ricordare, numeri alla mano, come gli stipendi del pubblico impiego, in Italia, abbiano avuto in questi anni un incremento tra i più bassi in Europa. A questo si dovrà aggiungere il blocco del turn over che porterà ad una perdita del posto di lavoro per almeno 400.000 persone. Il dipendente pubblico, agli occhi del Governo, diventa un cittadino di serie B: diritto al lavoro, alla salute, alla retribuzione, all’equità fiscale e alle stesse norme costituzionali non si applicano integralmente ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Renato Balduzzi, presidente Agenas. La sanità nel nostro Paese, è stata storicamente la prima ad essere interessata a tutto ciò che ha riguardato l’innovazione amministrativa. La stessa regionalizzazione è un esperimento che è nato con la sanità. Possiamo fare l’esempio della “trasparenza”, per poter notare come non ci sia nulla in altri comparti di paragonabile alle SDO. O ancora il sistema ECM, anche qui la sanità è l’unico comparto che prevede un organizzazione così innovativa. Insomma quello sanitario, in Italia, è sempre stato un settore di avanguardia che ha tenuto bene ai vari tentativi di “controriforme”. Oggi ci troviamo ad affrontare diversi problemi. Per quel che riguarda ad esempio il federalismo, ancora non abbiamo chiaro, in relazione ai costi standard, come si strutturerà il fondo perequativo, né è chiaro il rapporto che intercorrerà tra i Lea e la distribuzione di risorse. Il comparto sanità ha sempre guidato il treno dell’innovazione in Italia, e per far sì che questo possa continuare anche in futuro, si dovranno evitare provvedimenti come i tagli lineari, che danneggiano tutti indiscriminatamente, o i blocchi generali delle assunzioni, provvedimenti miopi che non tengono in considerazione una politica di più ampio respiro.
Aldo Grasselli, segretario generale aggiunto Cosmed. Ci troviamo in un contesto di grave crisi, e, ad oggi, le scelte del Governo non sono state in grado di far fronte alla gravità della situazione. La spesa sanitari e la spesa sociale contribuiscono alla crescita del Pil, sono fattori essenziali per la competitività del Paese. È evidente in alcuni ministri il tentativo di impoverire il sistema di stato sociale, testimonianza è ad esempio l’esultanza con la quale il ministro Brunetta, in una fase di disoccupazione che rasenta l’11%, annuncia di aver disposto la sbrigativa abolizione di 300.000 posti nella pubblica amministrazione. I tagli lineari non migliorano gli sprechi, servono solo ad abbassare indiscriminatamente le spese correnti e quelle destinate agli investimenti, le spese buone come quelle cattive. Non migliorano neanche le prestazioni dei servizi pubblici, anzi le rendono ancora più fatiscenti. Non rilanciano le infrastrutture, fanno lievitare le imposte locali, non aiutano la competitività e l’innovazione. In una parola: accrescono le diseguaglianze e la povertà. La sanità, senza le risorse essenziali, senza il personale necessario, non potrà rispondere alla domanda incomprimibile e la domanda di cure sarà quindi trasferita dal Ssn ai privati.
Paolo Levoni, segretario generale aggiunto Cosmed. Non sono bastate le continue aggressioni verbali da parte del ministro Brunetta a danno dei dipendenti pubblici, l’ulteriore ed inaccettabile attacco è venuto dalla volontà di ridurre, se non annullare, il ruolo dei sindacati, visti come difensori dei fannulloni e non come parti sociali fondamentali nella dialettica democratica delle parti. Per il ministro Brunetta i futuri contratti di lavoro potrebbero essere decisi in modo unilaterale dal datore di lavoro. Viene dunque sancito un progressivo svuotamento della contrattazione. Da ultimo, per completare il quadro di riferimento, va ricordata la questione della riduzione dei comparti e delle aree di contrattazione che ha comportato una ridotta autonomia per alcuni sindacati.
Giorgio Cavallero, segretario generale aggiunto Cosmed. La martellante campagna mediatica contro il pubblico impiego è riuscita nel suo intento di distorcere la realtà. I dati dell’Ocse evidenziano che la percentuale dei dipendenti pubblici in Italia nel 1995 e nel 2005 era al di sotto della media Ocse e perfettamente sovrapponibile a quella degli Stati Uniti. La platea dei dipendenti pubblici si è ulteriormente ridotta in questi anni. Si deve poi ricordare come il pubblico impiego italiano si caratterizza come erogatore di servizi fondamentali per il cittadino e non come un apparato prevalentemente burocratico e amministrativo. Quello che è in gioco, non è solo il posto di lavoro degli operatori, ma il normale funzionamento di servizi e l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti come quello alla salute, all’istruzione e alla sicurezza.
Quotidianosanita.it
1 dicembre 2010