L’Italian Network Health Research, la piattaforma informatica collaborativa presentata a Cernobbio nel corso della Prima Conferenza Nazionale sulla Ricerca Sanitaria, metterà in relazione cervelli italiani, quelli italiani all’estero e le aziende. Ecco come funzionerà.
“Splendida iniziativa, vedremo cosa succederà nei fatti”. Era questa l’opinione più comune tra i ricercatori italiani riuniti a Cernobbio per la Prima Conferenza Nazionale sulla Ricerca Sanitaria. Un misto di entusiasmo e scetticismo da parte di chi è abituato a promesse il più delle volte non mantenute e che si trova, forse per la prima volta, sotto i riflettori e con una concreta prospettiva di cambiamento del sistema ricerca italiano.
Tra chi si è ritrovato a Villa Erba per conoscere alcuni dei grandi scienziati residenti all’estero e stringere contatti che si potrebbero rilevare utili per una futura fuga e chi si è sobbarcato le spese di viaggio per toccare con mano la concretezza della proposta del ministero della Salute, la prova dei fatti sarà il bando che dovrà allocare i finanziamenti destinati ai progetti di eccellenza che nasceranno dal network presentato a Cernobbio.
Uno strumento di una semplicità inaudita ai tempi della comunicazione istantanea, ma che potrebbe rappresentare il volano di una rivoluzione culturale che da tempo si attende in Italia.
L’Italian Network Health Research messo a punto dal Ministero, infatti, altro non è che una piattaforma informatica che consentirà ai ricercatori italiani, operanti sia in Italia sia all’estero, di inserire il proprio profilo, verificare e aggiornare l’elenco delle proprie pubblicazioni ed esaminare l’attività degli altri partecipanti. Ma anche di “pubblicare” i propri progetti o i prodotti per i quali si cerca una collaborazione, di trovare i ricercatori e/o imprese con esigenze complementari alle proprie.
Una sorta di Facebook della ricerca italiana, insomma. Ma con straordinarie potenzialità operative.
La rete comincia già a camminare sulle proprie gambe: sono circa 300 i ricercatori iscritti. E dieci milioni la torta dei finanziamenti promessa per l’anno 2010 ai migliori progetti che usciranno da quella che il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha definito una “comunità scientifica virtuale” in cui saranno messi a frutto anche “le esperienze e i risultati di chi è partito”.
Per la prima volta, infatti, non è il rientro dei cervelli il valore che si persegue ma la relazione tra cervelli. E quella tra cervelli e mondo produttivo.
Un aspetto, quest’ultimo, su cui il sistema italiano della ricerca sconta un ritardo preoccupante. “È contaminato dall’idea che chi fa denaro è una persona sporca e che il denaro in sé sia una cosa sporca”, ha spiegato a QS Massimo Casciello, direttore generale della Ricerca Scientifica e Tecnologica al ministero della Salute. E questo tarlo culturale “ha comportato ritardo nelle norme, nei comportamenti della ricerca e anche delle aziende”.
Una posizione anacronistica, secondo il Dg del ministero che non tiene conto del fatto che viviamo in “un sistema di mercato” e che ci fa arrancare rispetto a Paesi più piccoli del nostro che “producono molti brevetti e cercano di portarli sul mercato”. Basta osservare quello che succede “al Karolinska Institutet, in Svezia, dove i professori universitari tolgono la maglietta di docenti per passare dall’altra parte ed entrare nel mondo del biotech”, ha detto Casciello, secondo cui, dunque, il primo passo “è far incontrare chi fa scienza e cultura con le aziende che fanno profitto”.
“Bisogna dare uno stimolo”, ha aggiunto: “Cominciamo a parlarne, non trattiamo la cosa come se fosse demoniaca, cerchiamo di individuare dove sono le criticità e affrontiamole”.
Ed è questo, al di là dei proclami, il primo risultato concreto ottenuto dalla due giorni sul lago di Como: aver permesso per la prima volta ai cervelli italiani, a quelli italiani all’estero e alle aziende di incontrarsi e parlarsi.
quotidianosanita.it
10 novembre 2010