Tagli alla sanità e farmaci innovativi approvati e già in vendita nel resto del mondo che da noi restano in coda un po’ più che altrove. In questo contesto colpisce il caso, tutto italiano, della nimesulide: noto farmaco antinfiammatorio non steroideo (Fans).
Per anni, in un Paese dove il dolore non si curava, ai primi posti di vendita per lenire ogni tipo di sofferenza. Così, mentre all’estero questo medicinale è da tempo in via di estinzione, da noi non solo resiste ma diventa anche rimborsabile. Eppure qualche problema alla salute del fegato la nimesulide lo crea, soprattutto se assunto tutti i giorni. L’Italia ha preso atto delle indicazioni europee e ne ha limitato l’uso a pochi giorni (i cosiddetti casi acuti) e all’obbligo di ricetta. Ma inspiegabilmente l’ha reso rimborsabile. Eppure, a seguito dei numerosi episodi di eventi avversi riscontrati da pazienti — in particolare danni al fegato e all’apparato gastroenterico —, l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) il 20 gennaio di quest’anno ha raccomandato alla Commissione europea di «evitare ogni possibilità d’uso cronico» della nimesulide. Nove Paesi europei (Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Spagna, Svezia) avevano ritirato il farmaco dal mercato, Germania e Gran Bretagna non l’hanno mai autorizzato, la Francia dopo la raccomandazione Ue ha deciso di eliminarne la rimborsabilità. In Italia, invece, l’Agenzia del farmaco (Aifa) ha prima escluso la rimborsabilità della nimesulide nei trattamenti cronici ma poi, a sorpresa, l’ha reintrodotta per il dolore acuto «associato a patologie croniche». Inspiegabile in un momento di tagli e «con il rischio — dice Vittoria D’Incecco (commissione Affari sociali della Camera), medico e deputato — di incoraggiare l’uso senza controllo del farmaco». Essendo le confezioni in vendita da 30 unità.
Corriere della Sera – 23 dicembre 2012