Gli italiani saranno chiamati alle urne per le politiche il 17-18 o il 24-25 febbraio. E sicuramente si voterà anche per le regionali in Lombardia e Molise. Per il Lazio, invece, la data rimane fissata al 3-4 febbraio. Ma pende un ricorso al Tar del Codacons che chiede l’accorpamento con le politiche. Tuttavia la data per il rinnovo del Parlamento, come sottolinea il ministro dell’Interno Annamaria
Cancellieri, dipende da quando Giorgio Napolitano deciderà di porre fine alla legislatura. «Si parla dell’ultima o della penultima domenica di febbraio — dice il titolare del Viminale — ma la decisione spetta al capo dello Stato, dipenderà da quando scioglierà le
Camere».
Questa decisione del presidente della Repubblica, a sua volta, è legata al sì definitivo di Camera e Senato alla legge di Stabilità. Le forze politiche si sono impegnate ad approvare rapidamente il provvedimento. E il Pd ha deciso di agevolare l’operazione ritirando i suoi emendamenti. Così, il senatore Paolo Tancredi, uno dei due relatori sul provvedimento ipotizza il via libera di Palazzo Madama per il 19 dicembre. Magari grazie ad un voto di fiducia.
Il primo effetto concreto di questo calendario è la morte del decreto sull’accorpamento delle province che doveva portarle da 86 a 51. Ieri in commissione Lega e Pdl, che aveva presentato una pregiudiziale di costituzionalità su tutto il provvedimento, hanno chiesto e ottenuto all’unanimità che il decreto non arrivi in aula e venga lasciato decadere. Dunque 35 Province si salvano. E adesso bisogna vedere cosa ne sarà del riordino delle Prefetture e della Questure che doveva essere esaminato
oggi dal Consiglio dei ministri.
Una parte del decreto sulle Province, come la proroga del trasferimento delle funzioni, potrebbe però essere recuperato nella legge di Stabilità. Una scelta che potrebbe riguardare anche il decreto sviluppo.
Vita grama invece per altri provvedimenti come il pareggio
di bilancio, la semplificazione e la delega. I partiti, invece, garantiscono la conversione del decreto sull’Ilva.
La legge di Stabilità dovrebbe essere comunque approvata già il 20, in via definitiva, dalla Camera. Con le conseguenti annunciate dimissioni di Mario Monti. Da quel momento Napolitano potrebbe sciogliere le Camere. Secondo la Costituzione le elezioni per il nuovo Parlamento si devono tenere entro 70 giorni dallo scioglimento del precedente. Questo è il limite massimo e collima con elezioni fissate al 24 febbraio. Ma c’è anche un limite minimo fra lo scioglimento e il voto: i 45 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto di scioglimento previsti dal testo unico per le elezioni del 1957. Dunque si potrebbe in teoria votare anche il 3 febbraio. Ma l’ipotesi è del tutto teorica. Più concreta invece potrebbe essere l’ipotesi di un election day con le amministrative di primavera. Ma in questo caso la
legge prevede una finestra solo nel periodo 15 aprile-15 giugno. Dunque per arrivare all’election day serve un decreto del governo con l’assenso di tutti i partiti.
In ogni caso, appena Napolitano deciderà lo scioglimento sarà necessario un Consiglio dei ministri, probabilmente fra Natale e Capodanno, per fissare la data del voto. E tutto lascia propendere per le domeniche indicate dalla Cancellieri. Anche perché ci sono
tempi tecnici che sono già stretti. E governo e presidenza della Repubblica vogliono lasciare almeno un mese di tempo ai partiti per scegliere i candidati e raccogliere le firme necessarie per presentare le liste.
Repubblica – 11 dicembre 2012