La ricercatrice ospite dell’Associazione industriali. Si recherà a Roma il 13 dicembre per capire se c´è spazio per restare o se dovrà fare le valigie
«Non so ancora se lascerò l´Italia, deciderò entro fine anno. Certo è che il clima si sta facendo sempre più pesante. Vorrei poter continuare a fare cose buone per il Paese, ma solo se me lo permetteranno».
Sul suo caso, alla ribalta della cronaca nazionale delle ultime settimane, la scienziata virologa Ilaria Capua è stata concisa ieri sera al convegno organizzato da Confindustria Schio, ed ha preferito non alimentare ulteriori polemiche.
L´occasione di dialogo con la pluripremiata ricercatrice di fama mondiale è stato l´incontro “Fare ricerca, fare impresa, fare ripresa”, organizzato nell´ambito di una rassegna che, come ha ricordato la presidente Laura Dalla Vecchia, «possa offrire nuovi spunti di riflessione e nuovi stimoli ai nostri imprenditori».
Capua potrebbe essere il prossimo “cervello” a prendere il volo verso l´estero a causa di alcuni problemi economici del Governo relativi al finanziamento del suo nuovo centro, che avrebbe dovuto trovare spazio nella “Torre della ricerca” di Padova. La luminare sarà a Roma il 13 dicembre per discuterne con il ministro della salute Renato Balduzzi.
La ricercatrice ha parlato inoltre delle possibilità della ricerca scientifica, di come andare a caccia di finanziamenti e come alimentare circoli virtuosi: «I soldi per la ricerca ci sono – ha affermato – non in Italia, ma ci sono. È che bisogna essere in grado di andarseli a trovare».
Un po´ come fa lei nel suo dipartimento di scienze biomediche dell´Istituto zooprofilattico delle Venezie di Legnaro (Pd), dove attualmente lavora con un team di 75 persone, per il quale riesce a raggranellare ogni anno oltre due milioni di euro, soprattutto grazie ai fondi dell´Unione Europea.
Agli imprenditori presenti in platea, tra cui il presidente di Confindustria Giuseppe Zigliotto, ha spiegato che è inoltre necessario costruirsi una solida credibilità, identificare i poli d´eccellenza con cui intrecciare collaborazioni, come università o altri enti pubblici, assortire le giuste cordate e stare alla larga da certi “coccodrilli” sempre in agguato.
«Agli imprenditori locali o italiani consiglio inoltre di abbandonare la modalità dell´ssumere “il figlio dell´amico” – ha aggiunto -, ma di puntare sempre sui meriti, su chi è “il più bravo”, se si vuole poi ottenere davvero qualcosa. Inoltre non è più possibile prescindere dall´internazionalizzazione, non solo nel “fare”, ma anche nel “pensare”. E su questo dico solo che circa il 50% dei progetti di ricerca italiani presentati per chiedere fondi europei sono bocciati per errata compilazione dei moduli».
Il Giornale di Vicenza – 5 dicembre 2012