In Italia la spesa sanitaria pubblica vale 110 miliardi di euro, quella privata 30 miliardi. Nel Regno Unito, dove il sistema sanitario pubblico garantisce più o meno gli stessi servizi, la spesa statale è — in termini di percentuale sul Pil — paragonabile alla nostra, mentre quella privata è — in proporzione — la metà.
«Questo vuol dire che il loro sistema pubblico funziona meglio: i britannici hanno meno bisogno di ricorrere al privato». Sono numeri e parole di Gianmario Pisanu, responsabile di Accenture per Italia, Est Europa e Medio Oriente per la divisione «Sanità e settore pubblico»: un campo «caldo», ancora di più dopo le parole del premier Mario Monti sulla sanità italiana. Qual è il problema di fondo, secondo il consulente? «La frammentazione nella gestione operativa della macchina sanitaria», risponde Pisanu, per cui «le modalità amministrative, organizzative e tecnologiche di produzione del servizio non dovrebbero essere spezzettate» regione per regione. Tanto che Pisanu suggerisce di «creare un’Agenzia della Salute nazionale che superi la frammentazione gestionale assumendo il controllo diretto sulla attività amministrativa e produttiva di Asl e ospedali». Come? «Definendo e imponendo standard nazionali in materia di contabilità, acquisti, tecnologia e politiche del personale». Una misura del genere, secondo Pisanu, può generare risparmi tra il 5% ed il 10%. Seguendo l’esempio dell’Agenzia delle Entrate: «Tra il 2000 ed il 2005, 50 enti sono stati accorpati nell’Agenzia delle Entrate — spiega Pisanu —. Qui procedure, acquisti, tecnologie e personale sono stati uniformati». Ma, tornando alla sanità, non c’è così il rischio di un livellamento a metà tra regioni virtuose e regioni inefficienti, a danno di chi abita — e va dal medico — nelle prime? Qui Pisanu risponde a sua volta con due domande: «Se tutto il sistema fosse gestito bene, non starebbero meglio anche le regioni virtuose? E siamo sicuri che un sistema universalistico possa davvero definirsi tale se la qualità dei servizi sanitari non è almeno tendenzialmente omogenea per tutti i cittadini?».
Giovanni Stringa – Corriere della Sera – 4 dicembre 2012