La sentenza. Secondo il Tribunale amministrativo è mancata la consultazione obbligatoria
Bocciato l’accorpamento tra Usl 21 e Azienda ospedaliera
Un’unione «illegittima». Il Tribunale amministrativo regionale torna a bocciare i dipartimenti interaziendali, ovvero quelli che coinvolgono più Usl o, come in questo caso, un’unità locale (la 21 di Legnago) e l’Azienda Ospedaliera di Verona. Il tentativo risale a giugno 2011: obiettivo l’accorpamento delle due oncologie. «Realtà troppo diverse» avevano subito sostenuto i medici legnaghesi, preoccupati di vedere ridimensionato il ruolo del Mater Salutis visto l’ingombrante partner veronese. Dopo la prima ordinanza, arrivata esattamente un anno fa, con cui il Tar veneto sospendeva gli atti con cui le due realtà sanitarie avevano stabilito la fusione, la settimana scorsa è arrivata la sentenza definitiva, un secco no. Senza entrare nel merito dei pro e dei contro, il Tar ha ritenuto viziato il procedimento, che avrebbe escluso dalle consultazioni le parti in causa, in questo caso i medici e i sindacati che li rappresentano. Una consultazione «obbligatoria» si legge nella sentenza «alla luce della puntuale disposizione contrattuale secondo cui quest’ultima si deve attivare sulle decisioni attinenti all’organizzazione e alla disciplina di strutture, servizi e uffici, ivi compresi i dipartimenti interaziendali». Solo così, secondo i giudici, è possibile salvaguardare le corrette relazioni lavorative. A fare ricorso è stata la principale sigla sindacale dei camici bianchi, l’Anaao. Che oggi parla di «vittoria netta su un tema solo apparentemente interno alle dinamiche ospedaliere, ma che può avere ricadute anche sul servizio offerto al cittadino». «La sentenza non ha preso in considerazione le pur rilevanti obiezioni di merito che abbiamo mosso al nuovo dipartimento – spiega Salvatore Calabrese, rappresentante regionale dell’Anaao – fermandosi al mancato coinvolgimento dei medici nel processo decisionale. Naturalmente, siamo soddisfatti dell’esito, ma mi preme sottolineare che la nostra non è una battaglia a difesa di semplici privilegi. Come medici siamo convinti che solo all’interno di un Usl i dipartimenti possano servire correttamente gli utenti». Per Calabrese, il rischio più concreto è «che vengano meno i confini di responsabilità delle aziende, con ricadute su chi ci lavora e sui pazienti». Perfino le motivazioni economiche – prosegue – «appaiono discutibili, ad una prima analisi si deduce che mantenere distinte le due oncologie consenta di risparmiare rispetto all’ipotesi unitaria».
Sempre l’Anaao, però, fa sapere di non essere contraria «tout -court» alla creazione di questo tipo di dipartimento. «Purché siano l’eccezione e non la regola, come nel caso del Servizio di urgenza ed emergenza medica. In questo caso ha senso creare strutture provinciali, come è stato fatto a Verona. Come, del resto, sostiene anche la legge regionale del 2002. Invece, i vertici di Usl e Aziende Ospedaliere hanno tentato più di una volta, di recente, operazioni del genere. Finora, però, i tribunali hanno dato ragione a noi».
Corriere Verona – 28 novembre 2012