C’è un’agricoltura costituita da microaziende (oltre l’80% del totale) che producono e fatturano poco (quasi il 20% soddisfa solo l’autoconsumo). Ed è l’immagine tradizionale del settore caratterizzato da frammentazione e numeri ridotti. Ma a fianco di questo sistema ne spunta un altro in cui svettano grandi imprese di formato europeo.
A fotografarlo è l’Istat nel report pubblicato oggi sui «risultati economici delle aziende agricole». I dati sono relativi al 2010 ma evidenziano l’esistenza di uno zoccolo duro di aziende a cui nel prossimo futuro, molto probabilmente, sarà affidato il traino dell’agricoltura made in Italy. Significative performace del 4,5% delle imprese che realizzano il 55,5% del valore aggiunto L’Istat infatti evidenzia le «significative performance economiche» di un parterre ridotto di aziende fortemente agguerrite. Sono quelle con fatturato superiore a 100mila euro che rappresentano solo il 4,5% del totale, ma realizzano il 55,5% del valore aggiunto e assorbono il 22% dell’occupazione. E anche produttività e redditività mostrano un andamento decisamente crescente all’aumentare del fatturato: nelle aziende con giro d’affari superiore a 500mila euro, infatti, la produttività del lavoro è superiore di quattro volte rispetto al resto del sistema imprenditoriale. Le aziende con fatturato tra 100 e 500 mila euro rastrellano poi il 27,5% dei contributi europei (la percentuale maggiore pari al 29,1% va a quelle tra 15mila e 50mila euro). La multifunzionalità rafforza il fatturato Un altro elemento che fa aumentare il fatturato è la multifunzionalità. Sono solo l’11 per cento del totale le realtà produttive che oltre alla coltivazione svolgono attività di trasformazione, commercializzazione e prestazione di servizi e riescono a spuntare i valori unitari più elevati in termini di fatturato, grazie alla maggiore produttività e redditività rispetto alle altre tipologie di aziende. La strada dello sviluppo dunque sembra essere segnata, ma la realtà è ancora oggi fortemente ancorata alle mini imprese. Sono quasi l’83% quelle con meno in una Ula (unità di lavoro) producono il 29,6% del totale e il 30,5% del valore aggiunto. Nel Nord cresce la dimensione aziendale. Indietro il Mezzogiorno A livello territoriale le più grandi sono le aziende che operano nel Nord-ovest un’area dove è realizzato, secondo il report Istat, il 49,3% della produzione e il 44,6% del valore aggiunto. E sempre al Nord le aziende assorbono il 23,9% del lavoro dipendente e sostengono quasi il 29% del costo del lavoro complessivo. Il Mezzogiorno resta invece indietro: il 59,3% delle aziende infatti realizza il 34,4% della produzione e il 39% del valore aggiunto. Il lavoro resta nel regno del «tenpo determinato» Sul piano del lavoro l’agricoltura resta il regno del «tempo determinato» e dell’occupazione familiare che assorbe l’80% delle giornate lavorate. Solo poco meno del 4% delle giornate è prestato da lavoratori a tempo indeterminato.
Ilsole24ore.com – 27 novembre 2012