Pur con tutta la buona volontà per far funzionare le cose, alla fine l’accordo volontario per l’adozione di buone prassi contrattuali lungo la filiera alimentare, è naufragato. L’accordo avrebbe contribuito a lottare contro le pratiche sleali e abusive nella catena alimentare.
L’industria e la distribuzione europea, tramite le proprie rappresentanze UE, hanno declinato l’invito della Commissione Europea a recepire alcune istanze imprescindibili avanzate dagli agricoltori nei mesi scorsi (giugno 2012). Queste sono:
– l’anonimato delle segnalazioni, in caso di rottura delle regole di governo e di ricorso al Comitato di Governo, al fine di impedire ritorsioni da parte della controparte commerciale; siccome le segnalazioni vengono generalmente avanzate dalla parte più debole, un qualche meccanismo di tutela delle stesse -e al fine di rendere efficace lo strumento- andava contemplato;
– la presenza di sanzioni pecuniarie con reale valore di deterrenza, al fine di disincentivare le prassi vessatorie o comunque scorrette.
– la insufficiente definizione di criteri chiari e misurabili per valutare lo stato di funzionamento del sistema volontario una volta in corso.
Un fallimento che a detta degli agricoltori, dovrebbe ora portare ad una più rapida strada per l’adozione di una Direttiva o di un Regolamento UE in materia, come auspicato anche dal Commissario Europeo all’agricoltura Dacian Ciolos lo scorso Ottobre. Ma che retail e industria vogliono scaricare sugli agricoltori, pretendendo di portare avanti ugualmente l’esperimento, anche in assenza della produzione primaria. Coldiretti aveva chiesto una tutela reale degli agricoltori, in una situazione economica insostenibile, e con una chiara assunzione di responsabilità.
sicurezzaalimentare.it – 27 novembre 2012