Il mais Mir 162 prodotto da Syngenta, compagnia svizzera specializzata nell’applicazio ne di agenti chimici, è consderato un Ogm. Una delle spiegazioni date per giustificare la scelta è stata la resistenza che questo tipo di mais ha verso i Lepidotteri, ordine di insetti olometaboli, a cui appartengono le comuni farfalle e falene.
La Commissione ha deciso di accettare l’importazione anche per un altro motivo fondamentale: il Mir 162 di Syngenta è costituito in parte dalla Vip, vegetative insecticidal protein, una proteina appunto, e da un enzima, il Pmi (fosfomannosio isomerasi), che lo differenziano dagli altri Ogm, i quali sono sprovvisti di tali caratteristiche. E’ importante ricordare che questo tipo di mais non potrà essere coltivato in Europa, la sua importazione sarà destinata solamente all’alimentazione umana ed animale. La definitiva approvazione è arrivata dopo il consueto controllo di verifica (e successiva approvazione) dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). La decisione è stata presa dalla Commissione, cosa che non dovrebbe accadere di norma. Analizzando la situazione però si capisce il perchè: il Comitato europeo di appello per le autorizzazione degli Ogm, composto da componenti dei 27 Stati membri, non è riuscito a fornire una maggioranza, sia questa positiva o negativa. Per questo motivo il dossier è tornato nelle mani della Commissione, che ha deciso in questo modo. Un portavoce ha dichiarato: “Si tratta di un mais Ogm resistente agli insetti e, per quanto riguarda gli studi di tossicologia, e’ stato sottoposto ad uno studio di tossicità orale della durata di 28 giorni e ad uno studio di 90 giorni con alimentazione di ratti. Questi due studi non hanno individuato effetti negativi”. Per quanto riguarda proprio gli studi tossicologici, i fascicoli presentati hanno sottolineato come non siano presenti differenze significative tra la versione originale del prodotto e questo ceppo Ogm. In particolare è stata data una risposta a una domanda ricorrente tra gli allevatori, i quali credevano che la proteina di cui si parlava sopra (che contribuisce in maniera determinante alla resistenza ai lepidotteri) potesse danneggiare gli animali. Le prove mostrano come questa sia ben presto distrutta dall’or ganismo dei ruminanti, ma anche dalle altre specie animali. I test successivi sono stati molteplici, anche per controllare parti apparentemente sicure, in modo da fornire una documentazione al 100% corretta che potesse far star tranquilli coloro che avrebbero consumato il prodotto e quelli che avrebbero dovuto approva r l o .
La Voce di Mantova – 20/11/2012