E l’Usl 9: «Incredibile la loro protesta». Il prefetto Aldo Adinolfi stoppa lo sciopero dei medici di famiglia della Fimmg: «Stato di agitazione non autorizzato, perché non sono state seguite le procedure previste per lo sciopero dei lavoratori dei servizi essenziali». I professionisti che attueranno comunque la protesta saranno quindi passibili di sanzioni.
Intanto arriva anche la reazione, dura, del direttore generale dell’Usl 9, Claudio Dario: «Da medico trovo incredibili 51 giorni di sciopero per un videocitofono mancante e un rimborso spese che sarà effettuato non appena i dottori si adegueranno all’invio online delle ricette. Inopportuni soprattutto perché a pagare saranno i cittadini».
Nello scontro tra Usl 9 e medici di medicina generale, capeggiati dal segretario provinciale della Federazione Brunello Gorini, si inserisce il prefetto con una comunicazione ufficiale nella quale diffida i professionisti ad andare avanti con il loro proposito di scioperare dall’11 novembre al 31 dicembre prossimi. Il monito è chiaro: lo sciopero non è legittimo in quanto non è stata avviata, come previsto dalla legge, la «procedura di raffreddamento» con la convocazione di un tavolo di conciliazione a cui, oltre al sindacato e all’Usl, deve partecipare lo stesso prefetto. Un incontro nel quale, oltre a presentare le proprie contestazioni (sicurezza per gli ambulatori delle guardie mediche e rimborsi delle spese sostenute per gli adeguamenti informatici necessari alla trasmissione via Internet delle ricette), la Fimmg avrebbe dovuto concordare con il prefetto anche le modalità della protesta.
Sulla questione ieri è intervenuto l’azienda sanitaria per bocca del direttore generale Dario: «All’Usl non è arrivata alcuna comunicazione relativa alle contestazioni che hanno scatenato lo sciopero, che ci sembra davvero strano alla luce del patto firmato anche con il fiduciario della Fimmg non più di dieci giorni fa. Tutto ciò che sappiamo dello stato di agitazione lo leggiamo dai giornali» ha spiegato il numero uno di Borgo Cavalli. Che ha voluto anche entrare nel merito della portata della protesta: «Su 261 medici di base in servizio, solo 49 non hanno ancora inviato le ricette online – conclude Dario -. Tutti gli altri, l’80 per cento, l’hanno fatto e sono stati regolarmente rimborsati come previsto dagli accordi aziendali sottoscritti anche dalla Fimmg nel settembre del 2010. Per questo, da direttore ma anche da medico, fatico a capire le ragioni di uno stato di agitazione che riguarda pochi professionisti e che peserà solo sui loro assistiti».
Milvana Citter – Corriere del Veneto – 4 novembre 2012