Occhi puntati sull’operazione lavoro e famiglia che maggioranza e governo stanno mettendo a punto dopo aver «accantonato » le aliquote Irpef. Il relatore Pierpaolo Baretta (Pd), “regista” della Finanziaria alternativa, ha confermato ieri che, oltre che alla cruciale sterilizzazione dell’Iva del 10 per cento, le risorse recuperate saranno indirizzate «alle detrazioni familiari e al lavoro dipendente».
Il pacchetto di emendamenti dei relatori (l’altro è Brunetta del Pdl) arriverà mercoledì prossimo, 7 novembre, mentre la legge di Stabilità approderà nell’aula della Camera martedì 13 novembre. Nel frattempo in Commissione Bilancio si accumulano gli emendamenti: 1.600, di cui metà di Pdl e Pd.
La cifra a disposizione per ridurre il cuneo fiscale è per il 2013 di circa un miliardo e 2 miliardi a regime, a partire dal 2014. Scompariranno i tetti, le franchigie e la retroattività. Circa 1,2 miliardi serviranno per la sterilizzazione dell’Iva nel 2013 e il doppio per l’intero anno nel 2014. Il tutto nell’ambito di una operazione di scambio tra le destinazioni delle risorse che avviene mantenendo invariati i saldi e il pareggio di bilancio. Oltre al vantaggio di aver sterilizzato completamente l’aumento dell’Iva sull’aliquota intermedia del 10 per cento che grava sui consumi alimentari e che il testo predisposto dal governo invece lasciava crescere di ben un punto. Si evitano così le temute ricadute dell’aumento dell’Iva sui consumi già depressi: «La caduta della domanda interna è stata così violenta da creare spazi per un rimbalzo», osserva Confindustria, aggiungendo che però «il quadro resta condizionato dalle incognite sul Parlamento che uscirà dalle elezioni».
Per il solo 2013, se si sommano tutte le risorse indirizzate verso il lavoro, la famiglia e il sociale si superano i 3 miliardi: un miliardo per le detrazioni, 1,6 miliardi (già stanziati) per il salario di produttività e 900 milioni (già stanziati) del Fondo speciale per la non autosufficienza. «Si tratta di una manovra che interviene a sostegno del reddito, favorisce la crescita e guarda con attenzione anche alle categorie più disagiate», ha osservato ieri il relatore Baretta. Sul Fondo per il salario di produttività insiste in modo particolare Brunetta che vorrebbe raddoppiarlo e che chiede anche una riduzione dell’Imu, ma che riscuote un secco no da parte della Cgil.
Il pacchetto famiglia è quello che dovrebbe dare maggiore ristoro ai redditi più bassi. Per valutare l’impatto della possibile manovra si può ipotizzare che del miliardo a disposizione per il 2013, che raddoppierà nel 2014, circa la metà vada all’aumento delle detrazioni per i figli a carico. Schematizzando, la detrazioneche oggi è di 800 euro, decrescente fino ad esaurirsi a 95 mila euro, potrebbe salire a 875 euro. Secondo i calcoli di Simone Pellegrino dell’Università di Torino, per un contribuente medio con un reddito di 20 mila euro con un figlio totalmente a carico, superiore a tre anni, l’aumento potrebbe essere, per il solo 2013, di 59,2 euro, la detrazione netta passerebbe da 631,6 a 690,8 euro. La detrazione potenziale di conseguenza per chi ha più di tre figli, superiori a tre anni, passerebbe da 1.000 a 1.075 euro, anche questi naturalmente decrescenti fino a 95 mila euro.
L’altro versante dell’intervento è quello delle detrazioni da lavoro dipendente, cui andrebbero circa 500 milioni nel 2013 e il doppio nell’anno successivo. Anche le detrazioni da lavoro dipendente hanno una impostazione che tutela di più chi guadagna di meno: attualmente partono da 1.840 euro per un reddito di 8.000 euro e si annullano a 55 mila euro. Le detrazioni interessano 36,4 milioni lavoratori dipendenti e pensionati che beneficiano in media di uno sconto di 1.150 euro. Qui la manovra risulterà più complicata perché la platea è assai ampia, tre volte quella dei contribuenti con familiari a carico, e dunque l’intervento sarà più limitato, ma comunque sufficiente a fornire un alleggerimento del carico fiscale per i lavoratori dipendenti. E intanto l’Fmi conferma il giudizio positivo sulle riforme varate dal governo Monti per stimolare la crescita e l’occupazione, precisando però che «è fondamentale che siano attuate».
Repubblica – 2 novembre 2012
Dall’intesa “politica” su Irpef e Iva alla ripartizione esatta degli interventi e, soprattutto, delle coperture. Al momento, i conti della legge di stabilità non tornano ancora, anche se si vanno delineando le probabili soluzioni. Il calcolo è presto fatto: la rinuncia al taglio di un punto delle due aliquote Irpef del 23% per lo scaglione da zero a 15mila euro, e del 27% per lo scaglione da 15mila a 28mila euro, “libera” 4,27 miliardi nel 2013 che sarebbero lievitati fino a 6,5 miliardi nel 2014 e a 5,8 miliardi nel 2015.
Risorse che ora andranno a compensare il mancato aumento dell’aliquota ridotta Iva del 10% dal 1° luglio del prossimo anno (resta in piedi solo l’incremento di un punto dell’aliquota ordinaria del 21%). Le stime inserite nella relazione tecnica valutavano in 3,2 miliardi il mancato gettito che sarebbe derivato dalla decisione di limitare a un solo punto, e non più a due punti, l’aumento delle due aliquote. Ora i conti vanno rielaborati sulla sola aliquota ridotta del 10%, che resterà immutata, con un mancato gettito di circa 2,3 miliardi. In più occorre far fronte al venir meno della retroattività del taglio delle detrazioni, che accanto alla franchigia di 250 euro su detrazioni e deduzioni e al tetto di 3mila euro per le spese detraibili avrebbe garantito 2 miliardi di maggior gettito dal 2013.
Se la partita si esaurisse qui, l’equilibrio sarebbe garantito. L’accordo politico raggiunto tra governo e relatori di maggioranza prevede che in sostituzione del taglio dell’Irpef si agisca sul fronte delle detrazioni da lavoro dipendente (dunque sull’Irpef) a valere sul cuneo fiscale e contributivo, di cui beneficeranno anche le imprese ma a partire dal 2014.
La cifra esatta dello sconto non è ancora definita, ma il ragionamento che si fa in queste ora in sede di governo è che per renderlo percepibile occorrerebbe mettere in campo non meno di 2 miliardi. In alternativa si potrebbe optare per il raddoppio dello stanziamento di 1,6 miliardi destinato all’intesa sulla produttività. E non è finita qui perché nella partita rientra anche il finanziamento per 900 milioni del Fondo allocato a Palazzo Chigi per finalità sociali, nonché gli annunciati correttivi al capitolo relativo alle pensioni di guerra e alle cooperative sociali.
Il cammino della legge di stabilità si annuncia ancora più impervio, alla luce delle nuove indicazioni che giungono dalle forze politiche. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, anticipa fin d’ora che se pur in presenza di un nuovo impianto decisamente più equilibrio il provvedimento non potrà essere approvato se non si interviene sul taglio agli organici delle forze di polizia. Per non parlare della questione degli esodati.
Caccia alle coperture dunque, che potrebbero a questo punto riguardare sia i risparmi attesi dal «piano Giavazzi» (la razionalizzazione degli incentivi alle imprese»), sia la riproposizione del taglio ad agevolazioni e sconti fiscali, senza prevedere ovviamente la retroattività al 2012, e con una diversa ricalibratura rispetto all’impianto originario del provvedimento.
Il tutto senza modificare quello che il presidente del Consiglio, Mario Monti e lo stesso Grilli definiscono il paletto invalicabile: l’invarianza dei saldi complessivi. Condizione indispensabile per rispettare gli impegni assunti in sede europea, a partire dal pareggio di bilancio in termini strutturali dal 2013. La coperta è corta e dunque di certo al posto dell’originario scambio tra più Iva e meno Irpef si andrà verso una diversa scansione temporale degli interventi, da distribuire tra il 2013 e il 2014.
Ilsole24ore.com – 2 novembre 2012