Le Regioni hanno dato parere negativo?in Conferenza Unificata al decreto di riforma del Titolo V?della Costituzione. L’intervento spiegano i presidenti è parziale e non risolve i?problemi.
In più non è piaciuto il metodo con il quale il?Governo ha operato ovvero: unilaterale e a?scadenza di legislatura. Le Regioni hanno dato parere negativo, in Conferenza Unificata, al decreto sulla riforma del Titolo V della Costituzione. “Così non si affrontano i problemi reali – spiega il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine della seduta. Se non c’è una Camera delle Autonomie i problemi non si risolvono. Ed anche la clausola di supremazia ha senso solo se c’è una Camera delle Autonomie. Così come previsto, l’intervento è parziale e non risolve i problemi”. Ai Presidenti delle Regioni non è poi piaciuto il metodo con il quale il Governo ha operato: “l’intervento è stato unilaterale ed a scadenza di legislatura. La prossima dovrà essere una legislatura costituente per dare un equilibrato sistema di governance al Paese”, ha concluso Errani.
Abbiamo presentato le nostre considerazioni e valutazioni – ha spiegato il presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini – si tratta di una riforma radicale, nella quale le Regioni tornano, sul fronte del potere legislativo, subordinate allo Stato in tutte le materie. E’ insomma la fine del regionalismo ma, al tempo stesso, questa riforma non risolve le conflittualità ne’ prevede il Senato delle Regioni”.
“La riforma del Titolo V della Costituzione, dopo 10 anni, è possibile: sono stati 10 anni di mal funzionamento, con abusi e degenerazioni che si devono soprattutto al modo con cui è stata interpretata la vecchia riforma”. A sostenerlo è il Presidente della Toscana, Enrico Rossi. Le Regioni sono state infatti concepite – prosegue Rossi – come piccole patrie, e hanno lavorato per uno ‘Stato minimo’, per svuotare di funzioni lo Stato centrale. È stato applicato quasi quasi un ‘federalismo per abbandono’. Ora la discussione deve essere seria”.
Il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, uscendo dalla Conferenza Unificata dove ha ricordato che dai Comuni e dalle Province è invece arrivato un parere favorevole con “alcune preoccupazioni” sostiene che “ci sia una lettura forse eccessiva rispetto al testo, io ho già dato la disponibilità a modificarlo in Senato”. Il parere negativo, ha spiegato il ministro, “è solo delle Regioni. Comuni e Province hanno fatto un documento in cui, mi hanno detto, che danno un parere favorevole con alcune preoccupazioni. Credo ci sia una lettura forse eccessiva rispetto al testo io ho già dato la disponibilità a modificarlo in Senato”.
Intervista a Palumbo (Pdl): “Le Regioni hanno fallito, la sanità torni in mano allo Stato”
Questo il senso della proposta di modifica dell’art. 117 della Costituzione messa a punto dal presidente della Commissione Affari Sociali. La sanità torni ad essere governata centralmente com’era prima della riforma del Titolo V. Ma la proposta sarà attuabile solo se il Governo la farà sua.26 OTT – Tempi duri per il Federalismo. E il nuovo vento “centralista” tocca anche uno dei pilastri della riforma del Titolo V del 2001, quello che ha stabilito di affidare la sanità alle Regioni, limitando allo Stato la potestà di fissare i Livelli essenziali di assistenza. Ma a unidici anni da quella riforma il bilancio, secondo il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Giuseppe Palumbo (Pdl) è molto negativo. Troppo diversi i livelli di erogazione delle prestazioni da una regione all’altra, troppe le disuguaglianze, troppi gli scandali che vedono al centro la sanità e la sua gestione.
E così è tempo di tornare a prima del 2001, quando la sanità era sostanzialmente un “affare” di Stato. Per farlo basterebbe un colpetto di penna alla riforma del 2001 ed è proprio quello che propone Palumbo che ha presentato un apposito ddl di riforma costituzionale che riporta allo Stato tutte le competenze sanitarie.
Una modifica attuabile, lo riconosce lo stesso esponente del Pdl, solo se il Governo, intenzionato a sua volta a intervenire sul Titolo V, dovesse far sua anche questa modifica.
Presidente Palumbo lei parte dall’assunto che con il federalismo fiscale la trasformazione in senso regionalista della sanità sostanzialmente ha fallito. Dunque che fare?
Noi cerchiamo di portare la gestione della sanità un’altra volta a livello del ministero della Salute, com’era prima della modifica del Titolo V della Costituzione. Quella modifica che ha circa quindici anni e che riconosce alle Regioni la potestà assoluta di gestire il settore socio-sanitario non ha, purtroppo, dato i risultati che ci aspettava desse. Per cui è meglio ritornare a come era prima in maniera tale che si possa gestire la salute in tutto il Paese come prevede l’articolo 32 della Costituzione in maniera uniforme evitando quelle differenze che ci sono oggi tra regioni e regioni.
La sua è una proposta molto semplice che comprende un solo articolo.
Si è molto semplice e chiede la modifica dell’articolo 117 della Costituzione per ricondurre i poteri legislativi a livello centrale per quanto riguarda la salute.
Molto semplice come norma ma sicuramente più complessa nella sua realizzazione essendo la sua una proposta di modifica della Costituzione. Come pensa che possa realizzarsi?
Anche l’attuale Governo sembra orientato a modificare il Titolo V della Costituzione e in questo spero che rientri anche il tema della salute. Mi auguro infatti che la mia proposta, essendo un semplice articolo, possa essere inserita come emendamento, in questo modo avrebbe molte più possibilità. Tra l’altro la mia è una proposta assolutamente trasversale che ha raccolto consensi in tutti i gruppi ad eccezione della Lega.
Lei più di una volta, in occasioni pubbliche, ha ribadito che il lavoro parlamentare è soggetto al benestare delle Regioni. Non c’è il rischio che venga letta come una “vendetta”?
Voglio sperare che non la si guardi come una risposta provocatoria considerato quello che succede continuamente in Commissione Affari Sociali dove abbiamo contrasti continui con le Regioni. Troppo spesso il nostro lavoro viene inficiato completamente dal veto assoluto che le Regioni pongono alle nostre proposte. Non ultima quelle sul decreto Balduzzi. Le Regioni non vogliono che gli si tolga il potere che hanno in questo campo e che in termini economici rappresenta il 70% dei bilanci regionali. Non ho problemi a dire che la sanità è la fetta più grossa di una torta che si vogliono spartire tutti.
Insomma dal suo punto di vista la riforma del Titolo V è stata un errore.
Si perché ha prodotto non benefici ma solamente diseguaglianze. E poi se vediamo le cronache ci rendiamo conto che tutti gli scandali più grossi degli ultimi tempi, riportati dalla stampa, riguardano la sanità
Quotidianosanita.it – 27 ottobre 2012