Pieve di Soligo. Morsicata ad un dito dal proprio gattino di appena due mesi, viene invitata a seguire la profilassi antirabbica. Solo le perplessità dei familiari per una cura ritenuta ingiustificata e la conseguente richiesta di chiarimenti al servizio veterinario dell’Ulss da parte del proprio medico di base ha evitato alla donna, residente nel pievigino, di sottoporsi alle non semplici cure del caso.
Tutto è nato un paio di settimane fa: la signora sta crescendo un gattino appena nato in casa. Nel tentativo di nutrirlo si becca una morsicata dal micio al dito della mano. La donna si lava e si disinfetta, ma al momento la ferita non sembra niente di grave. Il giorno dopo, però, la donna si ritrova il dito gonfio, sinonimo di un’infezione in corso. Essendo sabato, si reca prima alla guardia medica di Soligo (dove le rispondono di non poter far nulla in casi del genere) e, quindi, al Pronto soccorso di Conegliano. Qui la medicano e le prescrivono la cura antibiotica del caso. E, come da prassi, le fanno compilare il modulo dove vengono indicate le modalità dell’infortunio domestico.
Nel giro di pochi giorni la donna sta meglio, anche se nel frattempo, complice una broncopolmonite, il micio muore. A questo punto, però, l’Usl raccoglie i dati del Pronto soccorso e il servizio veterinario chiede di poter visitare l’animale. «Mi spiace, ma il gattino è morto e l’ho già sepolto in cortile», risponde la donna «Se è così deve iniziare la profilassi antirabbica post-esposizione» le ribattono dall’Uls. Profilassi che, per inciso, non è proprio una passeggiata: alla presunta vittima devono essere somministrate cinque dosi di vaccino antirabbico nell’arco di 28 giorni ed entro i primi sette giorni dal morso devono essere somministrate anche delle immunoglobine rabbiche. Il tutto valutando pure una adeguata profilassi antitetanica. Trattandosi di un gatto che non ha mai oltrepassato la soglia del salotto di casa, quindi difficilmente contagiato, i familiari ricorrono al medico di base per capire se è proprio necessario avviare una simile procedura. Anche il medico di famiglia fa la diagnosi di una semplice infezione da morso di animale domestico e basta la pulizia della ferita e un antibiotico.
Nasce così uno scambio “infuocato” di opinioni tra medici: alla fine, però, il servizio veterinario de…morde e la donna può evitare “l’ingiustificata” profilassi antirabbica.
È bene non sottovalutare mai, comunque, i morsi dei gatti in profondità: nella maggior parte dei casi, trasmettendo all’interno del nostro corpo i batteri presenti sui loro denti o sulla nostra pelle, possono produrre serie infezioni.
La Tribuna di Treviso – 19 ottobre 2012