Non si placano le polemiche: l’ex ministro dell’Ambiente francese e attuale euro parlamentare, Corinne Lepage, ha accusato EFSA di essere giudice e parte in causa, e quindi di avere un “conflitto di interesse” nello screditare lo studio di Eric Gilles Seralinì.
Se non altro, perché accettando la validità dello studio in questione, avrebbe dovuto smentire il proprio precedente parere sulla sicurezza tanto del glifosato che del mais NK603.
In una lettera della Lepage apparsa sul quotidiano riformista Nouvel Observateur, la stessa ha chiesto a Catherine Geslain Laneelle di rassegnare le dimissioni, in quanto la task force che ha rivalutato la correttezza dello studio di Seralinì avrebbe al suo interno persone già “compromesse” con la precedente valutazione del rischio. Come dire: arroccamento assicurato. Tra queste, Andrew Chesson. Ma lo scorso 20 settembre, in una audizione al Parlamento Europeo, aveva chiesto proprio alla direttrice di EFSA facce nuova nella valutazione del dossier.
Altra critica ad EFSA, il fatto che i criteri usati a suo tempo per approvare il mais NK603 erano basati su metodi e protocolli addirittura meno stringenti di quelli che ora l’Authority critica ora.
Ma lo scorso 27 settembre i membri del Foro Consultivo di EFSA (Advisory Forum) che raccoglie alti rappresentanti delle autorità sanitarie nazionali, ha espresso il più ampio supporto ad EFSA e alla sua direzione. “Il Foro Consultivo ha fiducia nell’indipendenza e nei processi di decision making scientifico di EFSA ed ha lavorato a fianco dell’Authority negli ultimi dieci anni per rafforzare la valutazione del rischio europea e tutte le misure per assicurare l’obiettività dei pareri scientifici”, questa l’espressione utilizzata. Poi appoggiata anche da tutte le agenzie nazionali per la sicurezza alimentare in area europea.
Un altro aspetto della vicenda che si sta chiarendo riguarda poi il giornale e la revisione dei pari. L’editore della rivista Food and Chemical Toxicology – Wallace Hayes della Scuola di Salute Pubblica di Harvard– avrebbe infatti negato di fornire i nominativi dei revisori, e non avrebbe risposto nemmeno alla domanda se pensasse che pubblicare lo studio fosse un errore: o se per contro, appoggiava la sua pubblicazione. Ma anche il BfR tedesco (Istituto di valutazione del rischio federale) avrebbe giudicato lo studio profondamente viziato da un punto di vista metodologico.
In ogni caso, la norma redazionale di non pubblicare i nomi dei revisori è ampiamente accettata dalla comunità scientifica, se non altro perché l’anonimato è una garanzia dell’imparzialità degli stessi.
Un aspetto invece sicuramente interessante riguarda le procedure di “fast track” di molte riviste scientifiche: in presenza di dati realmente nuovi o rivoluzionari- le norme redazionali di scrutinio e controllo vengono allentate per consentire una pubblicazione veloce del’articolo. E questo può ovviamente andare a discapito della qualità della revisione.
EFSA ha in ogni caso invitato Eric Gilles Seralinì a fornire nuovi dati a supporto delle sue tesi, e ad integrazione della sua pubblicazione, al fine di colmare carenze come emerse nello studio.
sicurezzaalimentare.it – 10 ottobre 2012